01. Babbo Natale e San Nicola di Myra, le origini storiche e leggendarie di una figura di successo
La bufera di neve era talmente forte quella sera che non c’era verso di tenere fuori il vento freddo dalle fessure delle finestre dell’imponente casa.
Il vecchio, seduto di fronte al suo crepitante camino, si riposava leggendo la montagna di lettere che ancora lo guardavano ansiose. Molte cose le lasciava fare ai suoi aiutanti ma di quella cosa nello specifico se ne era sempre occupato lui personalmente. Erano indirizzate a lui, perché avrebbe dovuto leggerle qualcun altro? Si era un attimo fermato per sorseggiare una cioccolata calda che il suo aiutante in capo gli aveva passato di contrabbando. Alla sua età, tanti secoli sulle spalle e, soprattutto, sulla pancia, gli era vietato esagerare. Per questo motivo, quando ne sorseggiò un po’, lo fece guardandosi sospettosamente intorno, quasi vedesse entrare qualcuno all’improvviso a togliergli la sua tazza dorata fumante dalle grosse e morbide mani; mani che ancora non si erano del tutto riscaldate dalla piccola scampagnata nella stalla delle renne, attraverso il vento gelido.
Si aggiustò la calda vestaglia rossa e si ricordò che doveva ancora lavare e stirare la sua divisa e lucidare gli stivali. Se lo appuntò per non dimenticarsene.
Mentre pensava a queste cose, iniziò a ripensare ad una vecchia idea che gli frullava in testa da tempo. Quella di scrivere una biografia della sua vita e delle sue origini. Era conosciuto in tutto il mondo con molti nomi, Babbo Natale, Santa Claus, Father Christmas...
Ma quanti si erano mai fermati a pensare a come si chiamasse lui veramente? Da dove veniva? Dove era nato? Forse avrebbe dovuto scriverla veramente quella biografia.
Si racconta che nel IV secolo d.C. vivesse un uomo molto santo e gentile di nome Nicola, oggi conosciuto e venerato dai cristiani con il nome di San Nicola di Myra o anche San Nicola di Bari.
Le notizie storiche su di lui sono molto scarse e quasi tutto ciò che si tramanda è leggenda. Nicola nacque nell’antica città portuale di Patara, nella regione della Licia, in Anatolia e da giovane viaggiò molto in Palestina ed Egitto. Si racconta che, quando tornò in Licia, divenne vescovo di Myra, per questo molti ancora oggi lo conoscono con il nome di San Nicola di Myra.
Nicola era riconosciuto per essere un uomo estremamente generoso e gentile e questo ha dato origine a tantissime leggende e storie riguardanti le sue opere e i suoi miracoli. Tanta fu la sua fama che anche Dante Alighieri, nel XX canto del Purgatorio, fa cenno ad una delle sue opere più celebri:
“Esso parlava ancor del la larghezza che fece Niccolò a le pulcelle,
per condurre ad onor lor giovinezza”.
Si racconta, infatti, secondo la versione più nota, che avrebbe aiutato tre ragazze molto povere, donando loro 3 sacchetti di monete d’oro, di nascosto, gettandole attraverso la finestra aperta della camera nella casa in cui le ragazze vivevano, per far sì che potessero condurre una vita normale e non fossero costrette a prostituirsi. Per questo motivo, in molte iconografie medievali San Nicola viene spesso raffigurato con in mano tre palle o tre borse d’oro.
Altra versione meno nota della leggenda dice che Nicola abbia fatto cadere i sacchetti dal camino e che questi siano finiti all’interno di una calza che le ragazze avevano lasciato lì ad asciugare.
Secondo un’altra storia, decisamente più macabra, avrebbe risuscitato tre giovani fanciulli fatti a pezzi e messi in salamoia da un perfido albergatore, secondo alcune versioni un macellaio.
È da queste storie che San Nicola divenne, già dal Medioevo in poi, patrono di confraternite caritative e, soprattutto, santo protettore di bambini e ragazze non sposate.
San Nicola, secondo alcune fonti storiche, morì nel 350 d.C.. Nel 1087 il suo corpo venne rapito da Myra e trasportato a Bari da alcuni mercanti. Qui venne costruita una basilica in suo onore, divenuta, nel tempo, meta di moltissimi pellegrinaggi sia da Oriente che da Occidente. Per questo motivo è conosciuto anche come San Nicola di Bari. La festa di San Nicola, per i cristiani, cade il 6 Dicembre e ancora oggi, in alcuni paesi del mondo, è il giorno in cui i bambini appendono le calze al camino.
Ed è proprio alla figura di San Nicola, protettore dei fanciulli, che si rifà, in origine, la figura del Babbo Natale che ancora oggi noi tutti conosciamo. Così come San Nicola aveva salvato le fanciulle donando loro monete d’oro, così Babbo Natale porta, di nascosto, i regali ai bimbi meritevoli, calandosi dal camino.
02. Da San Nicola a Santa Claus - una storia unica, particolare e ben raccontata come arma vincente
Il vecchio Nicola, in arte Babbo Natale, si era rifugiato al caldo nel suo studio privato mentre leggeva e pensava a cosa raccontare nella sua futura biografia. Era una stanza di media grandezza con due finestre ad arco coperte da tende bordeaux scure e con ricami a ghirigori dorati. Una grande libreria in mogano correva lungo le pareti più larghe e questa, a sua volta, era illuminata da grandi candele appese.
Un grande tappeto decorato copriva il caldo parquet e lui sedeva tranquillamente nella sua morbida poltrona di velluto davanti all’antico camino scoppiettante.
La stanza, così come pure il resto della casa e del villaggio, rispecchiava a pieno la sua personalità e quella di tutti gli abitanti e aiutanti che vi ci vivevano.
Se un bambino si fosse trovato lì in quel momento a fargli visita, avrebbe trovato esattamente quello che si aspettava di trovare nella casa e nel villaggio di Babbo Natale.
Avrebbe trovato la sua casa calda e accogliente con un camino crepitante in ogni stanza; una grande sala da pranzo con un soffitto in legno, illuminata da grandi candelabri e una bella tavola imbandita di ogni leccornia possibile e immaginabile. Passando davanti alle cucine, avrebbe potuto annusare l’odore di un qualche piatto natalizio tipico e, sbirciando, avrebbe potuto vedere i piccoli elfi cuochi a lavoro costruire enormi case di pan di zenzero.
Uscendo fuori avrebbe visto un albero di Natale alto quasi 10 metri illuminare la piazza, la musica di Natale risuonare per le strade del villaggio e, sotto il gigantesco abete brillante, piccoli aiutanti del vecchio Signor Natale, correre da tutte le parti indaffarati nei preparativi.
Poi, proseguendo il suo tour, avrebbe visitato la magica fabbrica di giocattoli, frenetica e affollata. Scaffali, gente che prepara e controlla le liste, ognuno assegnato ad un compito specifico e febbricitante mentre cerca di portare a termine in tempo tutto per la fatidica notte di Natale. Concludendo il tour si sarebbe ritrovato nella stalla delle renne dove, con occhi sognanti e sbalorditi, si sarebbe seduto sulla magica slitta già preparata con il suo enorme sacco pieno e pronto a partire. Magari avrebbe fatto un giro, sorvolando la vecchia foresta innevata che circondava il piccolo villaggio. Insomma, avrebbe trovato esattamente quello che si aspettava, se non di più.
Ecco, se avessero chiesto al vecchio Babbo Natale qual era il segreto del suo secolare successo, come faceva, anno dopo anno, a continuare ad affascinare generazioni di bambini e a smuovere ricordi piacevoli anche negli adulti che ormai avevano smesso di scrivergli, probabilmente, avrebbe risposto che, fra le varie cose, era innanzitutto la sua storia, la sua identità, alla base di tutto. Il vecchio Babbo Natale, infatti, sapeva bene come presentarsi. Chi gli scriveva ogni anno, lo faceva perché sognava di poterlo incontrare, magari nella sua accogliente casa coperta di neve; sognava di poter volare sulla sua magica slitta, di poter dare una mano agli elfi nella fabbrica di giocattoli. Anche gli adulti, nel leggere le sue storie, nell’ascoltare le canzoni che cantano di lui, della sua casa e del suo magico viaggio intorno al mondo, non possono negare di sentirsi ispirati e rasserenati mentre ripensano a quando, da bambini, scrivevano anche loro letterine indirizzate al Polo Nord.
Ma come ha fatto San Nicola, vescovo di Myra a diventare il Babbo Natale, o Santa Claus che dir si voglia, che tutti conosciamo oggi?
È presto detto. Dopo la Riforma protestante, la devozione a San Nicola scomparve da molti paesi protestanti europei, fatta eccezione per l’Olanda. Qui San Nicola veniva chiamato Sinterklaas, variante olandese del suo nome. In seguito, i coloni olandesi giunti in America, portarono con sé le proprie tradizioni, fra cui anche quella relativa alla storia e alla leggenda di Sinterklaas. Come spesso accade in queste occasioni, la storia di Sinterklaas venne adottata e fatta propria dai popoli a maggioranza anglofona, che vivevano nelle colonie, e il nome venne anglicizzato in Santa Claus, nome ancora oggi adottato negli Stati Uniti per riferirsi a Babbo Natale.
L’immagine odierna che però si ha di Babbo Natale, come quella sopra descritta, arrivò qualche secolo più tardi.
Già Charles Dickens aveva dato un’immagine molto simile a quella dell’odierno Babbo Natale, nella descrizione del Fantasma del Natale presente nel suo “Canto di Natale”, uscito nel 1843.
Tuttavia, fu l’illustratore e fumettista Thomas Nast a dargli quei caratteri tipici che ancora oggi vengono adottati. Thomas Nast lo illustrò varie volte, per la rivista Harper’s Weekly dal 1863 in poi, raffigurandolo come un vecchio grassottello e barbuto dal volto sereno e sorridente, vestito del classico rosso Natale che tutti ben conosciamo.
Quell’aspetto, con tutta probabilità, venne a sua volta ispirato da un poema molto celebre del 1823 dal titolo “A visit from St. Nicholas”, attribuito allo studioso americano Clement Clarke Moore. Il poema non ne ha definito solo l’aspetto, ma ha influenzato anche buona parte delle storie della tradizione natalizia che ruotano attorno alla figura del vecchio Babbo Natale, aiutando a legare questa figura in modo permanente al Natale.
La poesia si svolge durante la notte di Natale a casa del poeta. San Nicola qui viene descritto come un grosso e grassottello elfo gioioso che arriva calandosi dal camino, portando un sacco pieno di giocattoli. Anche le renne che trainano la slitta e i loro relativi nomi, appaiono per la prima volta proprio in questa poesia. Il successo che ebbe il poema fu tale che, nel corso del tempo, è diventato un vero e proprio canto natalizio molto celebre negli Stati Uniti e nel resto del mondo. È stato messo in musica e interpretato da vari artisti, alcuni del calibro di Louis Armstrong, Bob Dylan e Aretha Franklin. Si capisce come, quindi, la sua influenza sia diventata enorme nel tratteggiare il successo della figura moderna di Babbo Natale.
Grande aiuto nel pubblicizzare ulteriormente quest’immagine di Santa Claus e, soprattutto, la sua divisa classica, è arrivato dalla Coca Cola Company nel 1931. L’illustratore Haddon Sundblum, probabilmente ispirandosi anche ai vecchi e celebri disegni di Thomas Nast, lo illustrò come un uomo grande e grosso, con una folta barba bianca, un vestito di colore rosso e finiture di pelliccia bianca, cintura e stivali nero lucido, berretto rosso e con in mano la celebre bevanda della nota compagnia.
Questo ci fa riflettere sul fatto che uno dei grandi segreti del successo di Babbo Natale sta nell’unicità e particolarità della sua storia, la forza della sua iconografia e la bravura con cui negli anni tutto ciò è stato raccontato e pubblicizzato. L’identità e la storia di Babbo Natale, specialmente quella raccontata nella poesia di Clement Clarke Moore e poi tanto divulgata nel corso del tempo successivamente, è talmente forte e radicata in noi che, appena lo vediamo automaticamente ne restiamo affascinati, torniamo bambini e saremmo disposti a credere nella sua storia senza battere ciglio, se solo ci venisse data una scusa sufficientemente credibile per farlo.
Alla base del successo di qualcuno o di qualcosa, molto spesso, c’è proprio la forza e la credibilità della sua identità. Più forte, più tipica e unica è quell’identità e la maniera in cui la si narra, meglio è. Babbo Natale ne ha una imbattibile. Può decidere di rimescolare gli ingredienti in mille modi diversi, ma sa bene che è proprio la loro unicità a rendere la sua storia praticamente insuperabile, sempre moderna ed efficace, nonostante gli anni che passano.
Più unica e autentica sarà la storia e, soprattutto, la maniera in cui la racconteremo, più possibilità avremo di avere successo.
03. Elfi e renne, anche loro fanno parte dell’identità unica di Babbo Natale e contribuiscono al suo successo, insegnandoci che avere una squadra ben affiatata e una buona organizzazione è fondamentale
La figura vincente di Babbo Natale, quindi, ha origini molto antiche e particolari. Altrettanto lo sono le origini di tante delle rappresentazioni che ruotano attorno alla sua storia. Le renne, come abbiamo visto, entrano nel mondo di Babbo Natale nella succitata poesia “A visit from St. Nicholas”. Anche gli elfi devono molto a quella poesia, perché lì il poeta descrive San Nicola come un grosso elfo ed è così che la loro figura si è legata alla tradizione natalizia.
Da lì, stabilito il legame, molti altri hanno contribuirono a rendere popolare quest’idea. Fra i vari, vale la pena citare una poesia pubblicata nel 1857, dalla già citata rivista Harper’s Weekly e intitolata “The Wonders of Santa Claus” in cui si parla, fra le varie cose, anche degli elfi a lavoro. Di seguito eccone un estratto tradotto in italiano che recita più o meno così:
“Nella sua casa in cima alla collina,
praticamente nascosti alla vista,
ha moltissimi elfi a lavoro,
tutti lavorano con tutte le loro forze,
per creare milioni di cose belle,
torte, confetti, giochi,
per riempire le calze che, sai,
i piccoli bimbi e bimbe sono soliti appendere”.
Fra gli altri lavori successivi che hanno collegato gli elfi a Babbo Natale c’è anche un dipinto del 1922, dell’artista Norman Rockwell, che raffigura il vecchio Santa Claus esausto, circondato dai suoi piccoli e instancabili elfi a lavoro.
Inutile dire che, da lì in poi, la figura degli elfi ha continuato ad avere enorme successo ed è stata ripresa più volte in letteratura e soprattutto al cinema, contribuendo a costruire e accrescere la storia che tutti conoscono.
Ovviamente questo ci insegna due cose: innanzitutto quanto anche elfi, renne e tutto l’apparato costruito attorno a Babbo Natale abbia contribuito al suo enorme successo sia letterario, sia materiale. Seconda cosa, può far riflettere molto il fatto che avere una squadra o un gruppo che ci supporti e ci aiuti, in qualsiasi ambito della vita, è fondamentale e indispensabile. Attorno alla figura di Babbo Natale ruota tutta la sua squadra.
Come abbiamo visto non c’è storia di Natale, canzone o disegno in cui non si parli delle sue renne e dei suoi elfi aiutanti. Fanno parte anche loro della sua identità e sono anche loro Babbo Natale. Il suo fascino e il suo successo dipende anche da questo.
Come farebbe senza le renne a trainare la slitta? Babbo Natale lo sa bene e in molte storie e canzoni si parla anche di come lui riesca a tenere sempre alto l’umore e la positività di tutti i suoi aiutanti. Insomma è importante avere qualcuno che ci aiuti ed è altrettanto fondamentale fargli capire quanto il suo aiuto sia assolutamente essenziale.
04. L’origine della tradizione delle lettere a Babbo Natale. Babbo Natale incoraggia le persone, dialoga, è positivo, ascolta ed è fonte d’ispirazione
Fuori la tempesta di neve era aumentata e il vecchio Babbo Natale riattizzò il fuoco nel camino. Prese in mano l’ultima letterina e la lesse con attenzione. Quando ebbe terminato, finì di compilare la liste con i dettagli relativi ai regali richiesti e prese la carta intestata per iniziare a rispondere.
Ogni anno, rispondeva personalmente a tutti quelli che gli scrivevano lasciando le lettere sotto l’albero insieme ai regali.
Molto spesso, lo sapeva, chi si svegliava al mattino presto cercando i regali, la prima cosa che faceva non era aprirli, ma leggere la lettera che lui gli aveva lasciato dopo aver mangiato latte e biscotti.
A ogni lettera rispondeva augurando il meglio. Incoraggiava chi aveva bisogno di essere incoraggiato e aveva parole gentili per chi pensava stesse passando momenti complicati.
Dimostrava di aver letto e ascoltato attentamente la storia di ognuno e di ricordarsi bene di tutto. I modi gentili e le parole allegre, lo sapeva bene, avrebbero incoraggiato ognuno dei destinatari a sentirsi migliori, a essere più felici e questo avrebbe fatto sì che l’anno seguente gli avrebbero scritto di nuovo e più felici di prima.
Babbo Natale era consapevole di essere ben più di un uomo che porta regali calandosi da un camino e camminando sui tetti. Sapeva di essere una fonte d’ispirazione. Conosceva bene le sue doti e i suoi pregi. Sapeva ascoltare, sorprendere, deliziare e, soprattutto, sapeva leggere i desideri delle persone o far sì che questi glieli confidassero. Dava il meglio di sé nel suo lavoro e nelle lettere incoraggiava gli altri a fare altrettanto.
Ma quando era iniziata questa tradizione natalizia così celebre e di successo?
Secondo alcune ricerche riportate dallo Smithsonian Magazine, la rivista dello Smithsonian Institution di Washington, le sue origini risalgono a 150 anni fa e fu Babbo Natale stesso a dare inizio alla tradizione.
Nella prima metà del 19° secolo Babbo Natale era visto come un una figura molto utile e d’aiuto per calmare i bambini, disciplinarli e ispirarli positivamente nel loro percorso di crescita. Così iniziarono a circolare molte storie riguardanti il vecchio San Nicola che avevano proprio lo scopo di incoraggiare i bambini a comportarsi bene. Inoltre, molti genitori iniziarono a scrivere lettere indirizzate ai figli, firmandosi Babbo Natale, dove l’argomento principale era proprio quello della condotta più o meno buona del bimbo a cui era destinata.
Da lì, probabilmente, ebbe iniziò la consuetudine di scrivere lettere indirizzate a Babbo Natale. Ovviamente, anche in questo caso, la tradizione fu suffragata e incentivata negli anni da letteratura, storie e cinema. Anche qui, inoltre, quando il succitato Thomas Nast iniziò ad illustrare Babbo Natale per Harper’s Weekly, fra i vari disegni, ne produsse anche uno in cui un ragazzino imbuca una lettera indirizzata a Babbo Natale e al Polo Nord, in una cassetta della posta innevata.
Inutile dire che, nel corso del tempo, questa consuetudine è diventata un vero e proprio business, che ad oggi coinvolge servizi postali di tutto il mondo che a Natale preparano apposite caselle postali dedicate ai bimbi e a Babbo Natale. Senza contare i numerosi siti internet e servizi di e-mail, che permettono di scrivere telematicamente al vecchio uomo barbuto e di ricevere una sua risposta.
Ovviamente, anche in questo caso, questa tradizione può farci riflettere molto su quanto la figura di Babbo Natale sia servita, nel tempo, da ispirazione e incoraggiamento a fare sempre meglio. Uno dei segreti del fascino ammaliante della sua figura, infatti, è proprio l’affidabilità della cultura e della personalità che presenta.
Quando pensiamo a Babbo Natale pensiamo a un vecchio gentile capace di ispirare, ascoltare e dialogare con il prossimo in maniera serena e felice. L’affidabilità di quest’idea, inconsapevolmente, ci ispira sicurezza e funziona ogni volta che vediamo la sua figura ritratta da qualche parte. La tradizione delle lettere è la prova inconfutabile di quanto sia servita, nel corso dei secoli, come fonte di ispirazione e incoraggiamento e il fatto che ancora oggi venga adoperata è la prova che funziona benissimo, nonostante gli anni che passano.
Ci insegna, inoltre, che il dialogo nella vita è fondamentale. Babbo Natale sa benissimo chi sono i suoi interlocutori, è a loro che si rivolge innanzitutto e lo fa nella maniera che più gli si addice, incoraggiandoli a parlare a raccontare cosa desiderano, cosa c’è che non va e assicurandosi che si comportino sempre meglio. Sicurezza della propria identità, dialogo e ascolto sono un ingrediente importante per riuscire a catturare l’attenzione del prossimo.
Insomma, la sua storia ci insegna che, fin dalle sue origini, è stato presentato come una figura positiva, propositiva, gentile e senza paura. Non avrebbe mai avuto tanto successo se fosse stato diversamente.
Il suo spirito, quindi, affascina proprio per questo e, sempre per questo motivo, gli dona un’aria di sicurezza e affidabilità che ammalia tutti, bambini e non. Certo, è impossibile rasentare la perfezione e il successo di una figura come quella di Babbo Natale, ma, riflettendoci bene, si può prendere ispirazione da lui per migliorare gli aspetti della nostra vita che non ci piacciono e cercare di far uscire un po’ del Babbo Natale che è in noi.
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