La prima cultura nativa americana che Cristoforo Colombo trovò al momento del suo sbarco alle Bahamas fu quella degli indiani Arawak che, come la maggior parte degli abitanti del continente, erano ospitali, generosi e privi di malizia, in netto contrasto con la cultura dominante dell’epoca fatta di potere e avarizia: l’epoca dei papi e delle monarchie assolute. Colombo stesso descrive, nei suoi resoconti alla corte spagnola, una popolazione che disconosce il concetto di proprietà privata e di malizia.
La priorità di Cristoforo era quella di trovare l’oro. Impegni economici pressanti lo legavano alla corona spagnola, finanziatrice della spedizione, e a restituire i dividendi agli investitori sotto forma di oro e spezie. La crescente influenza turca nel mediterraneo, infatti, aveva convinto la Spagna a cercare una via di accesso marittima alternativa verso l'Asia (mentre i portoghesi la cercavano al di sotto del continente africano). Anche Colombo avrebbe avuto una percentuale sui guadagni e un titolo nobiliare.
Non trovando ciò che cercava nell’immediato, tentò di riportare indietro ciò che era disponibile: le persone. Nel 1495 tornò verso il vecchio continente con un carico di 500 indiani per venderli come schiavi. Di questi 200 morirono già durante il viaggio e molti altri dopo l’arrivo per gli stenti della vita di deprivazioni. Intanto gli indiani venivano forzati, sotto minaccia di amputazione, a raccogliere quanto più oro possibile. Il compito era impossibile: non c’era quasi traccia d’oro in quelle terre lontane. Divenuta chiara l’assenza di oro, gli indiani vennero impiegati come schiavi lavorando a ritmi disumani che ridussero la popolazione di Haiti da circa 250.000 al momento della scoperta a circa 50.000 nel 1515.
I resoconti più crudi e realisti sono quelli del vescovo spagnolo Bartolomé de Las Casas che riporta storie di genocidio, sofferenza, impotenza, separazione delle famiglie, prostrazione fisica, conquista, schiavitù e morte. Questa è la verità riguardo all’invasione dei territori indiani da parte degli europei, regolarmente omessa, falsata o ridimensionata dalla maggior parte dei testi occidentali.