La centralità e l’influenza dell’industria del petrolio e del gas sull’economia mondiale e, di conseguenza, sulla nostra società è qualcosa da tenere a mente quando si cerca di capire gli accadimenti geopolitici degli ultimi decenni. Tutta una serie di eventi – per esempio la questione Ucraina, i terremoti in Oklahoma, la corruzione nella Guinea Equatoriale, le perforazioni nell’Artico, i giochi invernali di Sochi, e anche le interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane del 2016 – sono infatti interconnessi tra loro e tenuti insieme da questo unico filo conduttore.
Circa l'80% dell'approvvigionamento energetico mondiale proviene da combustibili fossili, e questo purtroppo non è cambiato nel corso degli ultimi 25 anni. Senza i combustibili fossili, oggi, le luci si spegnerebbero in gran parte del mondo, Stati Uniti e Unione Europea compresi. La connessione tra energia, crescita economica e sviluppo è evidente come un lampione acceso nella notte. Noi tutti siamo avidi consumatori dei prodotti di questa industria, sia che servano per ricaricare uno smartphone, a far volare un aereo o a qualsiasi altra attività a cui siamo ormai abituati e che diamo per scontata.
L’industria del petrolio e del gas naturale produce sia potere sia denaro, spesso però senza prendere in considerazione i meriti. Se non regolamentato, questo modus operandi porta inevitabilmente a corruzione, estorsioni e ad altri atti criminali. Chi ha prosperato in quest’industria ha causato danni senza precedenti in gran parte del mondo, gettando le basi dell’attuale crisi climatica. Ma non solo: ha anche riorganizzato la geopolitica mondiale in una gara di sopravvivenza nel breve termine. L’impatto politico di quest’industria è infatti responsabile di tutta una serie di eventi che nel tempo si sono rivelati essere elementi chiave per l’attuale indebolimento delle democrazie a livello mondiale, e a cui si deve l’aumento dello stato di incertezza che stiamo vivendo oggi.