Secondo Richard Schwartz il paradigma della monomente con cui siamo cresciuti è sbagliato. Tutti noi, infatti, siamo nati con svariate sub-menti, cioè parti diverse che interagiscono costantemente dentro di noi. Facci caso: quante volte pensando a una scelta da fare hai sentito dentro di te una voce dire “Fallo!”, e poi un’altra affermare “Non ti azzardare a farlo!”? Questi non sono solo pensieri conflittuali ma vere e proprie parti di noi che esprimono il loro pensiero. L’idea di avere una sola mente responsabile di quello che siamo e sentiamo ha una lunga storia. A suo sostegno ci sono diverse teorie scientifiche e religiose secondo cui le pulsioni umane sono un retaggio del nostro essere primitivo. Volontà, autocontrollo e responsabilità sono diventate nel tempo le paladine del buon vivere, trasformando le nostre parti ribelli in qualcosa di cui vergognarci. Ed è così che il modello della mente unica ci spinge a odiare noi stessi e gli altri, facendoci credere che la nostra mente sia carica di tratti primitivi o immorali che non siamo in grado di controllare. E più cerchiamo di tenerla a bada, più sprofondiamo nella confusione e nello sconforto, diventando noi stessi i nostri peggiori nemici.
Il modello dei sistemi familiari interni (IFS) proposto da Richard Schwartz ci offre quel cambiamento di cui abbiamo bisogno per ritrovare equilibrio e serenità in noi stessi e nel mondo. Nato come metodo terapeutico, l’IFS è diventato presto una pratica spirituale e di vita che ci permette non solo di ritrovare l’armonia dentro noi stessi, ma di estendere questa pace interiore anche all’esterno, cioè alle relazioni che abbiamo con le altre persone. Alla base del modello dei sistemi familiari interni ci sono due principi fondamentali. Il primo è che nessuna parte è “cattiva” in sé per sé, perché la natura umana è intrinsecamente buona. Comportamenti sbagliati sono il frutto di una polarizzazione delle nostre parti, non una nostra caratteristica immutabile. Esserne consci ci permette di fare pace con le nostre parti interiori e, così facendo, ritrovare l’armonia perduta. Il secondo è che il modo con cui pensiamo alle nostre parti interne e attraverso cui ci relazioniamo con esse è lo stesso con cui approcciamo le persone. Se una persona ci ricorda una parte di noi che ci fa paura o che vogliamo controllare, la tratteremo nello stesso modo, instaurando una relazione basata sul timore o sul controllo. Se invece riusciamo ad apprezzare anche quelle parti che inizialmente consideriamo “nemiche” potremmo fare lo stesso con le persone che somigliano a queste parti. Da un punto di vista umano questo approccio è rivoluzionario. Quando il nostro Sé e le nostre parti interiori sono in armonia, nasce spontaneamente un forte desiderio di prendersi cura della nostra unica Casa, a cui si aggiunge un amore sincero per gli altri esseri viventi che con noi condividono un tempo e un luogo.