Ogni azienda è un ecosistema. Le persone che la compongono la influenzano da dentro e il mondo circostante la spinge a modificarsi dal di fuori. Proprio come ogni ecosistema è in costante evoluzione e il cambiamento difficilmente può essere fermato. Ma come si fa a tenerlo sotto controllo? E soprattutto, come si possono usare a proprio vantaggio le caratteristiche dell’azienda per resistere al passare del tempo?
Secondo Kevin Oakes i valori, le politiche interne e la trama di relazioni che caratterizzano l’azienda sono ciò che può fare la differenza. Questi e altri aspetti vengono chiamati in gergo tecnico cultura aziendale e nel corso degli ultimi anni gli investimenti per consulenze mirate in questo ambito sono schizzati alle stelle. Dalle più grandi compagnie alle piccole imprese di provincia, tutti sembrano aver compreso che di tanto in tanto c’è bisogno di rinnovare l’organizzazione dell’azienda. Per farlo bisogna partire da un miglioramento della cultura che la permea. Rinnovamento però non significa trasformazione da zero. Per rinnovare la cultura bisogna partire dai punti forti e dalla storia dell’azienda, valorizzando ogni tratto distintivo senza fare tabula rasa. In questo, il ruolo di una figura leader è la chiave. Deve essere una scintilla che spinge al cambiamento, infondendo il nuovo spirito ai suoi collaboratori e ai clienti. Dall’identità del marchio al personale, gli ambiti sui quali un leader può avere impatto è infatti vastissimo.
La ricerca dell’autore ha provato che sia i consumatori sia i dipendenti scelgono più volentieri aziende con una cultura in cui potersi riconoscere. Ciò dimostra quanto un rinnovamento puntuale possa garantire un enorme vantaggio competitivo, sia dal punto di vista della profittabilità che da quello della soddisfazione dei propri clienti. Se pensiamo ad alcune delle realtà di maggiore successo nel corso della storia e analizziamo la loro identità notiamo quanto questi aspetti vadano di pari passo. Prendiamo due casi noti nel campo della tecnologia. Apple ha fatto dell'entusiasmo il suo cavallo di battaglia, in grado di trascinare qualsiasi dipendente e permeare ogni processo. Il risultato è stata la creazione di un marchio unico e ben riconoscibile da chiunque. HP in passato era famosa per il rispetto dei collaboratori, per la differenziazione dei prodotti e per la crescita auto-finanziata. Questo le permise di avere a disposizione talenti devoti all’innovazione.
I segni distintivi di una cultura sana possono essere tanti: l’inclusività, la diversità, l’innovazione, l’attenzione al consumatore, la sicurezza. Per ora concentriamoci su una delle caratteristiche principali, che deve esistere come pre-condizione affinché si possa stare al passo con il cambiamento: l’agilità.