La spedizione Endurance, conosciuta anche come spedizione Imperiale Transantartica, ideata e guidata da Sir Ernest Shackleton nel 1914, rappresenta uno dei più audaci tentativi di esplorazione dell'era antartica. Shackleton, esploratore già noto per le sue precedenti spedizioni quali la Discovery e la Nimrod, aveva un obiettivo ambizioso: essere il primo ad attraversare il continente antartico da costa a costa, passando per il Polo Sud. Questo obiettivo non era solo un'impresa di prestigio personale, ma anche una sfida nazionale e scientifica: Shackleton, infatti, sperava di contribuire in modo significativo alla conoscenza geografica e scientifica del mondo ed era spinto da un profondo desiderio di avventura e dalla convinzione che l'Antartide fosse l'ultima grande frontiera inesplorata del pianeta.
In maniera più generale, nel contesto storico dell'inizio del XX secolo l'esplorazione polare era vista come l'apice della scoperta geografica. Le spedizioni verso l'Antartide, pur essendo pericolose e spesso mortali rappresentavano infatti l'opportunità di acquisire gloria nazionale e personale, e i più potenti paesi europei, tra cui Gran Bretagna, Norvegia e Germania, competevano per la supremazia polare. La rivalità tra famosi esploratori come Shackleton, Robert Falcon Scott e Roald Amundsen era intensa, alimentata dal desiderio di superare i limiti umani e tecnici.
Quando Shackleton ideò la spedizione Endurance, quindi, non era un principiante: forte delle precedenti esperienze antartiche e immerso in un clima nel quale l'esplorazione polare era un trend, sapeva bene quale fosse il suo obiettivo e come raggiungerlo. Per questo la preparazione della spedizione del 1914 fu meticolosa e impegnativa: l'Endurance, una nave appositamente costruita per resistere alle dure condizioni antartiche, venne equipaggiata con provviste e attrezzature avanzate per l'epoca. Shackleton selezionò un equipaggio di uomini esperti e coraggiosi, consapevoli dei rischi ma attratti dall'avventura. Ogni dettaglio logistico fu curato con attenzione, dalle rotte di navigazione agli approvvigionamenti alimentari, per garantire le migliori possibilità di successo. Quel che accadde successivamente, quindi, è da collegare alla natura stessa di spedizioni come quelle polari in territori duri, difficili e spesso imprevedibili. Come l'autore tiene a sottolineare, non si trattò di inesperienza o ingenuità.
E inoltre è qui, in questa combinazione di motivazioni personali e nazionali, unita al contesto competitivo dell'esplorazione polare, che possiamo trovare le basi per comprendere la portata dell'impresa di Shackleton e l'eroismo che essa richiese.