Il pianeta Terra - almeno per le nostre conoscenze attuali - non può essere sostituito, abitiamo un mondo le cui risorse cominciano a scarseggiare. L'umanità le ha consumate mettendo in pratica un modello economico insostenibile nel lungo periodo: la crescita economica a cui tanti continuano ad aspirare non è piu efficiente, perché i costi del progresso sono maggiori dei vantaggi tratti dal progresso stesso.
Il problema è che tutti fanno finta di nulla: nelle aule universitarie, nelle sale riunioni delle aziende e negli uffici dei giornali è davvero raro sentir parlare di "crescita antieconomica".
Di certo, per lungo tempo - e ancora oggi in una regione troppo ampia del mondo - avere di più significava stare meglio. Quando non si ha abbastanza da mangiare, ritrovarsi con la pancia "troppo" piena è una bella cosa, così come dormire cinque minuti in più è una delle migliori sensazioni al mondo. Allo stesso tempo, però, è vero che chi dorme non piglia pesci e che abbandonarsi all'incredibile offerta di cibo del Primo Mondo porta facilmente a problemi di salute.
Eppure, pur essendo “di più” una misura con tanti lati negativi, ha in ogni caso molti più fan di una quantità “sufficiente”: anche se sufficiente è sì, un misero sei a scuola, allo stesso tempo è esattamente quel voto che basta per passare l'anno. La quantità sufficiente va sempre bene.
Ecco perché ci sono, e dovrebbero essere sempre più numerosi, i sostenitori della teoria economica che propone una steady-state-economy, ovvero un'economia stabile - o statica - tenuta sotto controllo dai governi. E per raggiungere un modello del genere c'è bisogno:
- della consapevolezza che il nostro pianeta abbia delle risorse finite e che altre stiano volgendo al termine e, spesso, non sfruttate in maniera equa;
- della necessità della collaborazione politica che possa rendere effettive certe misure socioeconomiche;
- della volontà di agire.