Nel 2009 l’autrice Emily Oster e il suo compagno decidono di avere un bambino. Poco dopo lei rimane incinta e sono tutti felici e contenti. Ma c’è un ma. Per la prima volta Oster si trova ad affrontare in maniera continuativa il sistema sanitario: deve fare esami, parlare con i medici, pianificare visite e controlli.
L’autrice si rende conto fin da subito che c’è una cosa difficilissima da fare quando si aspetta un bambino: prendere delle decisioni. E bisogna prendere continuamente delle decisioni quando si è incinta. Oster di lavoro fa l’insegnante di economia e nella sua vita ha sempre fatto le sue scelte in base a due fattori: i dati a propria disposizione e i costi e i benefici che derivano da una certa scelta. Lei si muove così, in tutti gli ambiti. Quando si trova di fronte a un bivio analizza i numeri e poi valuta i pro e i contro. Un metodo lineare e sensato, che non fa una piega.
Peccato che davanti al grande mondo della medicina e della maternità questa sua strategia funzioni ben poco. Spesso i dati non ci sono proprio e valutare costi e benefici risulta difficilissimo. Prendiamo l’esempio dell’alcol in gravidanza. Bere in maniera costante può influire negativamente sulle capacità intellettive del bambino. Per questo meglio non farlo. E siamo tutti d’accordo. Ma bere solo un bicchiere di vino una volta alla settimana può avere conseguenze concrete? Il medico di Oster ha risposto “probabilmente no”. Probabilmente, ha detto. Dati reali qui non ce ne sono. Valutare benefici e svantaggi è molto, molto complesso.
E allora come comportarsi? Ovvio che, per essere sicuri, meglio smettere proprio di bere, così si taglia la testa al toro. Ma è innegabile che situazioni del genere in questo contesto ce ne sono tantissime. Di frequente, quando si è incinte, ci si chiede: cosa è meglio fare? Come mi muovo? E spesso le risposte che arrivano sono contraddittorie, vaghe. Si procede dunque a tentoni, cercando di trovare le proprie risposte e di fare ciò che è giusto per noi e per l’essere umano che arriverà.