Può sembrare strano, ma la facoltà di spostare velocemente la propria attenzione da una cosa a un'altra è frutto dell'evoluzione: se uno dei primi uomini si fosse perso ad ammirare troppo a lungo un paesaggio, un fiore o un qualsiasi altro spettacolo, avrebbe corso grossi rischi. Purtroppo, però, il mondo di oggi mette a durissima prova la capacità umana di restare concentrati, perché fornisce continuamente diversi tipi di intrattenimento ed espone a una pioggia di informazioni differenti, allo scopo di orientare le azioni quotidiane: si è aperta una caccia all'attenzione, come politici e mass media sanno bene. Basta davvero poco per capire che la realtà soggettiva - cioè il modo in cui si percepisce e si vive ciò che ci circonda - varia in base a quello a cui si presta maggiormente attenzione: la qualità e la quantità di attenzione che prestiamo, donano agli oggetti (e alle persone!) un valore diverso. Gli esseri umani dovrebbero essere in grado di regolare il proprio livello di attenzione in base alle esigenze e alle circostanze. Ad esempio, quando si impara a guidare la macchina, tutta l'attenzione si concentra sulla guida, perché un'unica, piccola distrazione può avere gravi conseguenze. Ma via via che si comincia a prendere confidenza, la guida diventa sempre più automatica, e l'autista riuscirà a discutere con il suo compagno di viaggio, o ad ascoltare la radio. Ma se a un certo punto si scatena una pioggia battente? Con tutta probabilità chi guida chiederà al proprio passeggero di restare in silenzio, abbasserà il volume della musica e passerà rapidamente dalla modalità "pilota automatico" a quella di "controllo manuale". Il problema, al giorno d'oggi, è che non tutti - o almeno non sempre - sono in grado di sfruttare al cento per cento il meraviglioso meccanismo dell'attenzione.