First Things First

Abbiamo spesso la sensazione di non controllare la nostra vita: cerchiamo di capire cosa ci faccia stare bene, ma finiamo per soccombere a impegni, richieste e cambiamenti imposti dalle circostanze e dalle persone intorno a noi. Nel profondo del cuore, ci capita di chiederci se la vita sia tutta qui. Per darle significato, la chiave è fare sempre in modo che le cose importanti per noi siano sempre al primo posto.

Non è assolutamente facile: capire a cosa dare la priorità per migliorare la nostra vita è una lotta continua. Tale lotta è rappresentata dalla dicotomia tra orologio – gli impegni e le attività, le cose che facciamo con il tempo che abbiamo – e la bussola, ovvero obiettivi, valori, principi: ciò che riteniamo importante e che vogliamo guidi la nostra vita. Quando c’è un divario tra bussola e orologio, le cose non vanno bene: ci sentiamo intrappolati nei dilemmi e nel senso di colpa, ci rendiamo conto di non essere pienamente soddisfatti o di vivere una vita troppo meccanica, senza una direzione ricca di significato.

Le tre vecchie generazioni della gestione del tempo non aiutano abbastanza perché si basano su paradigmi fallaci. Esse ritengono che si debba essere efficienti, conquistare i propri obiettivi in modo indipendente, vivere il tempo in modo lineare e sequenziale. È tutto sbagliato: non è detto che fare di più voglia dire fare anche meglio; non è detto che non si possano raggiungere obiettivi grazie all’aiuto degli altri; e il tempo che vale davvero è in termini di qualità, non di quantità e linearità. 

I paradigmi sono le mappe della nostra mente: essi ci portano ad avere certi comportamenti e atteggiamenti che, a loro volta, ci permettono di raggiungere dei risultati. Se vogliamo dei risultati migliori, dobbiamo quindi ricalibrare il nostro pensiero su paradigmi migliori. Per questo, gli autori propongono una quarta generazione che, più che alla gestione del tempo in senso stretto, punta alla leadership personale.