Politica, giustizia, economia e società influenzano enormemente il modo in cui conduciamo la nostra vita, i nostri obblighi e diritti, anche i nostri valori e aspirazioni. Non dobbiamo pensare che queste strutture siano così e così debbano essere: ogni attività relativa a esse è un prodotto di scelte umane e, in quanto tali, possono essere modificate se lo vogliamo.
L’autore riprende il lavoro di John Rawls, un filosofo politico statunitense vissuto a metà del 1900, il quale aveva proposto un esperimento semplice ma potente: se vogliamo sapere come sarebbe una società davvero giusta ed equa, dovremmo pensare a come vorremmo organizzarla senza però conoscere le nostre circostanze individuali. Senza sapere, cioè, se all’interno di quella società saremmo bianchi o neri, ricchi o poveri, uomini o donne, omosessuali o eterosessuali. Il punto di partenza di Rawls è l’idea che una società giusta dovrebbe essere organizzata secondo principi che tutti i cittadini possano trovare accettabili.
Alla base di qualsiasi democrazia liberale c’è l’impegno a proteggere una determinata serie di diritti e libertà fondamentali. Nonostante su questo concetto generico siano tutti d’accordo, è estremamente difficile concordare su quali siano questi diritti fondamentali. Gli omosessuali possono sposarsi? Le donne possono abortire? E così via.
Secondo il primo principio di Rawls sulla libertà, esistono innanzitutto dei diritti di base personali e politici. I diritti personali includono la libertà di coscienza, pensiero, espressione, associazione, movimento, proprietà, di predisporre del proprio corpo e delle proprie scelte in merito a sessualità e riproduzione. Sono comprese anche le libertà di compiere le proprie scelte su come vogliamo condurre la nostra vita e trascorrere il tempo libero, con chi vogliamo intraprendere una relazione, se e quale religione seguire.
I diritti politici sono tutti quelli che si riferiscono alle libertà tipiche della democrazia, come ad esempio quelli di voto, di criticare il governo, di formare gruppi politici e di avere un’influenza politica a prescindere da sesso, razza e reddito. Diritti personali e politici hanno per Rawls la stessa identica importanza. I cittadini devono essere simultaneamente liberi e uguali: liberi in quanto capaci di scegliere come vivere la propria vita, uguali in quanto detentori dello stesso potere di tutti gli altri di modellare la legge e la società.
Tutti questi diritti sono “fondamentali” nel senso che possono essere limitati solo e soltanto per proteggere un altro diritto fondamentale. Quindi, ad esempio, la libertà di movimento di una persona può essere limitata solo se essa ostacola il diritto alla sicurezza fisica di un’altra. Ma non si possono bandire le relazioni gay, quindi un diritto fondamentale, solo perché una fetta di popolazione vede l’omosessualità come un peccato.
Il secondo principio di Rawls sull’uguaglianza si articola in due parti. La prima parla di uguaglianza di opportunità: le posizioni sociali dovrebbero essere aperte a tutti sulla base delle abilità di ognuno e non sulla base di altri aspetti, come sesso, razza, provenienza o la ricchezza dei propri genitori. Tutti, in ogni caso, dovrebbero avere un’equa opportunità di sviluppare i propri talenti.
La seconda parte è il principio della differenza: le disuguaglianze sociali sono giustificate solo se beneficiano tutti, e dovremmo organizzare l’economia in modo da massimizzare le opportunità di vita per i più svantaggiati. Ad esempio, il più alto reddito di un medico rispetto a un parrucchiere è un incentivo a intraprendere il difficile percorso di studi e ad accettare la fatica psicologica di questo lavoro, che è necessario affinché tutti nella società siano in salute. In un’ipotetica società totalmente equa, nessuno sarebbe incentivato a fare cose più difficili o rischiose, e la società stessa imploderebbe.
Questo punto è in disaccordo con la meritocrazia, che appare come ingiusta. Se il merito si basa su talenti e sforzo, infatti, bisogna notare come i talenti siano qualcosa che abbiamo senza averne nessuna responsabilità, esattamente come genere o razza: ci siamo nati, e non è giusto che qualcuno si prenda il merito di averne di più. Anche lo sforzo, per quanto sia controllabile, viene comunque da retaggi che non possiamo controllare, come la personalità, la famiglia, e le esperienze. Inoltre, lo sforzo non basta a definire il merito, o la ricchezza: un insegnante e un ingegnere informatico possono sforzarsi in modo identico, ma l’ingegnere informatico guadagnerà di più perché il mercato in cui lavora è più profittevole.