Numerosi studi e ricerche hanno confermato la relazione tra benessere fisico e ambiente circostante. Se prima, nei tempi passati, l’uomo trascorreva le sue giornate all’aria aperta, si è poi affezionato agli ambienti chiusi. Questo è stato un processo lento, in risposta al suo eterno bisogno di protezione, di trovare un rifugio.
A processo ultimato l’uomo ha iniziato a manifestare malesseri di vario genere. Si parla tanto di polveri sottili, di inquinamento atmosferico ma la verità è che l’uomo trascorre solo il 10% del suo tempo all’aria aperta. Il vero problema del suo malessere quindi nasce non al di fuori, ma al chiuso.
Gli uffici ad esempio presentano delle criticità. A volte l’aria è malsana perché manca il ricambio, l’illuminazione è scarsa e per lo più artificiale, i componenti di fabbricazione hanno degli agenti chimici che nel lungo periodo rilasciano particelle che creano danni all’organismo.
Allo stesso modo, gli interni delle case possono presentare analoghe criticità.
Sono gli ambienti interni ad avere un maggior influsso sulla nostra salute. Ce ne accorgiamo quando, entrando in una sala senza aria, ci sentiamo a disagio oppure al contrario ci sentiamo bene accolti in una stanza arieggiata e piena di luce.
Rendere sani i luoghi in cui viviamo è l’obiettivo del programma “Healthy Buildings”, nato nel reparto Public Health della Harvard School. Basterebbero pochi accorgimenti per migliorare la situazione e creare ambienti sani applicando delle semplici strategie. L’impegno del programma “Healthy Buildings” mira proprio al benessere delle persone nel lungo periodo. Studi hanno dimostrato che le persone in salute, sono più produttive. Persone più produttive, lavorano meglio e con migliori risultati. I migliori risultati garantiscono affari più consistenti.
Alla luce del fatto che salute e business vanno di pari passo, si rafforza la necessità di impostare un nuovo tipo di lavoro che renda consapevoli le persone.