Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci accompagna in ogni momento della nostra giornata, da quando suona l’allarme per svegliarci a quando controlliamo i social media prima di coricarci. Sentiamo un impulso che ci spinge a controllare lo smartphone ogni volta che sentiamo una notifica. Apriamo casualmente il feed di Facebook o Instagram se ci troviamo in fila al supermercato. Abbiamo sviluppato una sorta di dipendenza, formando abitudini che 10 anni fa ci sarebbero sembrate folli. Come è avvenuto questo cambiamento? Cerchiamo innanzitutto di capire che cosa sia un’abitudine: per gli psicologi, il termine abitudine denota un “comportamento automatico che viene innescato da un segnale situazionale”, o per farla semplice, un’azione che svolgiamo automaticamente in determinate circostanze.
Chiunque crei un prodotto oggi si deve porre una domanda: come posso far sì che i miei utenti continuino ad utilizzare il mio prodotto? La risposta è semplice: creare un prodotto che formi un’abitudine. Per fare ciò, è necessario capire quale sia il meccanismo che porta un utente ad utilizzare ripetutamente un prodotto o servizio. Per creare un’abitudine, bisogna guidare il proprio utente attraverso una serie di passi: più spesso verranno ripetuti, più probabile sarà che diventino un’abitudine.
Questi passi si possono osservare in qualsiasi comportamento che si insinua nelle nostre menti, diventando quindi un'abitudine:
- Innesco – è il segnale che mette in moto l’azione. Ne esistono due tipi: interni ed esterni.
- Azione – quello che facciamo, solitamente con l’aspettativa di un premio.
- Ricompensa variabile – quello che crea un desiderio per l’utente.
- Investimento – l’utente investe qualcosa – soldi, tempo, sforzo – assicurando che il ciclo si ripeterà in futuro.