Rock star, attore, artista, imprenditore, padre, amico, icona di stile e creatività, David Bowie è stato uno dei musicisti con più successo al mondo. Di base, però, era un cantautore inglese vecchio stile che amava fare a pezzi le convenzioni musicali e sociali. Ma c’è di più. Se ognuno di noi enfatizza aspetti diversi del proprio carattere in circostanze diverse o con persone diverse, Bowie ha fatto un ulteriore passo avanti e ha dato a questi aspetti i nomi dei suoi personaggi, con costumi e identità distintive.
Le teorie sugli archetipi dello psicologo Carl Gustav Jung hanno avuto una forte influenza su Bowie. In particolare, David Bowie ha “giocato” con i ruoli di genere nelle sue esibizioni, e al di là dello show li ha vissuti in prima persona. Ha indossato un vestito sulla copertina di The Man Who Sold The World, il suo personaggio Ziggy Stardust era spudoratamente bisessuale e Bowie ha intrattenuto relazioni con donne e con uomini, per poi costruire una felice vita domestica con la modella Iman. La curiosità sessuale e l'atteggiamento sperimentale nei confronti del sesso di David Bowie hanno dato a una generazione di uomini e donne gay una figura pubblica con cui identificarsi e con cui relazionarsi.
Nato a Brixton, a sud di Londra, nel 1947, Bowie ha iniziato la sua carriera come musicista nel 1963, ma è stato solo nel 1969 che ha scalato le classifiche dei singoli nel Regno Unito con Space Oddity. Poteva sembrare una meteora, ma l’artista è riapparso nel 1972 guidando l'avanguardia del glam rock con il suo alter ego Ziggy Stardust, che ha stabilito nuovi standard per la teatralità rock'n'roll, e ha consolidato la sua popolarità con un'esibizione ispirata di Starman a Top of the Pops. Eppure, dopo aver scoperto una formula vincente, Bowie ha ucciso il suo personaggio e, secondo uno schema che avrebbe ripetuto per tutta la vita, ha cambiato radicalmente direzione con l'album soul Young Americans. Si è poi dato al cinema, con il ruolo principale nel film cult L'uomo che cadde sulla Terra, e dopo aver creato Station to Station in una frenesia di creatività alimentata dalla cocaina si è trasferito a Berlino e ha sfidato di nuovo le aspettative con i lavori minimalisti Low e Heroes.
Alla fine degli anni ’70 ha conquistato Broadway con un'interpretazione acclamata dalla critica in The Elephant Man e messo a segno un altro singolo di successo, Ashes to Ashes. Ha raggiunto un picco commerciale nel 1983 con Let's Dance prima di schivare deliberatamente le pressioni della fama reinventandosi con la band Tin Machine e continuando a cambiare negli anni successivi, componendo le colonne sonore di The Buddha of Suburbia di Hanif Kuerishi, dilettandosi con la batteria e il basso e creando l'album high-concept 1. Outside, oltre a interpretare altri ruoli cinematografici.
Dopo il 2004 è scomparso dagli occhi del pubblico per quasi un decennio per poi sorprendere il mondo con The Next Day e la sua opera finale acclamata dalla critica, Blackstar, prima di morire di cancro il 10 gennaio 2016. Nell’approccio di David Bowie al lavoro e alla vita c’è qualcosa che tutti noi possiamo imparare e da cui trarre vantaggio. C'è infatti un comune falso mito sul fatto che ogni artista e musicista di successo sia nato con una qualità innata, un talento straordinario donato alla nascita che lo distingue dagli altri. Ma non è così: Bowie non è nato artista di successo, bensì ha appreso e affinato determinate abilità e abitudini, e anche noi possiamo farlo.