Primo peccato capitale dell’economia italiana: l’evasione fiscale. Cosa significa evadere le tasse? Significa, in sostanza, evitare consapevolmente di pagare quanto è dovuto. Da noi, in Italia, si evade tantissimo. Gli altri paesi europei non sono estranei a questa pratica, ma di sicuro non raggiungono i nostri numeri. Qualche dato: nel 2014 l’evasione dell’Iva in Italia era del 28 per cento, mentre nella media dei paesi europei era del 12,6 per cento. Stiamo parlando di meno della metà. Non una differenza da poco. Peggio di noi hanno fatto solo Malta e Grecia.
Ma chi evade in Italia? In linea generale le piccole imprese e i lavoratori autonomi. Le prime sono più avvezze a questo tipo di pratica perché sono meno monitorate. In questi contesti, infatti, è più facile rendere complici dipendenti, fornitori e clienti, così da ridurre le probabilità di ricevere controlli. Si è rilevato che evadono di più le imprese che operano nel settore del commercio, della ristorazione, degli alloggi, delle costruzioni e dell’agricoltura. Invece le società manifatturiere, soprattutto quelle esportatrici, di solito sono più ligie. Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, c’è da dire una cosa molto semplice: evadono perché possono farlo. I lavoratori dipendenti hanno meno possibilità di sottrarsi al pagamento delle tasse: ricevono infatti il loro stipendio netto dopo che è stata già trattenuta la parte relativa alle imposte. Sempre nel 2014 risultava che il 68 per cento dei lavoratori autonomi non aveva pagato l’Irpef, cioè la tassa che le persone pagano per il loro reddito.
Il problema è che la struttura della politica fiscale italiana, favorisce, purtroppo l’evasione fiscale. Questo succede per svariati motivi. Vediamone alcuni fondamentali: il primo, banalmente, è dovuto al fatto che le tasse in Italia sono troppo alte. Il secondo motivo è legato alla burocrazia; se per pagare una tassa un cittadino deve girare come una trottola per tre o quattro uffici, sarà più propenso a evadere. Il terzo motivo riguarda invece gravi mancanze nella gestione dei controlli. Se ne fanno troppo pochi, c’è molta disorganizzazione. E infine c’è il discorso delle scarse penalità; fino a qualche anno fa le penalità pecuniarie per chi non pagava erano piuttosto alte. Ma nel 2016 sono state ridotte. E questo intervento non ha aiutato di certo la lotta all’evasione fiscale.