Siamo abituati a considerare le aziende come entità a sé, come realtà lontane e asettiche. Ma ci dimentichiamo una cosa importante: le aziende sono fatte di persone. Qualsiasi attività ha senso di esistere perché esistono delle persone al suo interno: ristoranti, negozi, agenzie, supermercati. Senza le donne e gli uomini che dedicano il loro tempo e i loro sforzi a vendere, comprare, amministrare, organizzare, non esisterebbe proprio nulla. Sembra una cosa scontata, ma in realtà è un concetto fondamentale su cui non ci soffermiamo abbastanza. Le persone sono tutto in campo professionale e le interazioni tra loro determinano il successo o il fallimento di un progetto. Sono i mattoni di un’azienda. Se ci pensiamo grandi realtà come Google, General Motors e Samsung sono diventate quello che sono grazie alle persone.
Se, da imprenditori, si pensa solo agli affari, solo ai conti, non si andrà molto lontano. Bisogna partire dall’essere umano e capire una cosa molto semplice: non basta assumere una persona per renderla felice. Non è più concepibile l’idea che questa, solo per essere stata scelta per un lavoro, debba essere grata al datore di lavoro a prescindere. Occorre capire una volta per tutte che mettere sotto contratto un individuo valido è solo il primo passo. Poi bisogna considerare altre cose: il livello di soddisfazione di chi ha iniziato a lavorare, gli stimoli a cui è sottoposto e lo spirito di squadra. Una persona che entra in un team, infatti, non deve solo ricevere i classici benefit per essere soddisfatta. Certo, le ferie, la palestra aziendale o l’asilo nido sono fattori importantissimi. Ma c’è molto altro: il senso d’appartenenza, per esempio, è un elemento fondamentale. Oppure il coinvolgimento nei processi decisionali e l’interesse verso le idee di tutti. Insomma, il benessere dei propri dipendenti deve essere una priorità. La loro soddisfazione va messa al centro di tutto. In questo modo ne gioveranno i dipendenti stessi, ovviamente, ma anche l’imprenditore e l’azienda.