Alfred Adler è insieme a Sigmund Freud e Carl Jung una delle figure della psicoanalisi più note ed è il fondatore di una scuola di pensiero che si pone come obiettivo la conoscenza dell’uomo come essere relazionale.
Le teorie di Alfred Adler sono state riprese in due libri di Fumitake Koga e Ichiro Kishimi, che, impiegando l’escamotage narrativo del dialogo tra allievo e maestro, cercano di dare un senso ancora più contemporaneo ai quesiti che la scuola si poneva in merito alla difficoltà di avere relazioni interpersonali soddisfacenti. Nello specifico, il primo libro Il coraggio di non piacere affronta il significato dell’asserzione e della possibilità del cambiamento individuale, mentre il secondo Il coraggio di essere felici si concentra sulla sfera comunitaria, in particolare sul come applicare concretamente la teoria in un approccio educativo scolastico.
In quest’ultimo titolo il giovane allievo è diventato un educatore e si trova a sperimentare l’approccio adleriano sul campo, con scarso successo. Muove così al maestro tutte le principali critiche che vengono mosse in ambito accademico, in particolare circa l’efficacia dal punto di vista pragmatico. La verità è che il pensiero di Adler è stato il frutto di anni spesi a dare risposte reali al dramma della guerra e tentare di risolvere i conflitti sul nascere grazie a relazioni più sane e felici. Freud fece altrettanto e la spiegazione al problema, in questo caso, trovò il nome di “pulsione di morte”, un concetto che da lì in poi diventa cardine all’interno di qualsiasi approccio analitico; una risposta valida, ma pur sempre teorica.
Una forte critica mossa al pensiero di Adler è quello di essere poco scientifico. Eppure, ogni corrente psicoanalitica finisce per ricadere in questo problema perché nel porsi domande circa la natura umana finisce inesorabilmente per impiegare strutture analitiche puramente discorsive, tipiche della filosofia. La scienza, d'altronde, è etimologicamente un’altra parola per descrivere la conoscenza. Quindi il vero problema è distinguere tra scienza e religione, e la differenza sta nel fatto la seconda usa il racconto come metodo per spiegare il mondo. La scienza e la filosofia più pura condividono il cammino senza sosta del perenne dubbio: rappresentano, essenzialmente, lo stesso approccio alla vita.
Come ogni buon discorrere filosofico, una teoria psicanalitica funzionale deve porsi quesiti circa ogni sentimento umano e circa il rapporto della sfera individuale con quella sociale. Il motivo appare chiaro dalle conclusioni stesse della scuola adleriana, espresse nel Il coraggio di essere felici.