Un giovane si presenta a un colloquio per insegnare inglese in Giappone. È nervoso, impreparato, e risponde con un incomprensibile “per il manzo” quando gli chiedono perché ha scelto proprio quella città. La risposta piace e così parte con un biglietto di sola andata verso un Paese che non conosce, ma che finirà per cambiargli la vita.
Il Giappone che lo accoglie non ha nulla a che vedere con le luci di Tokyo o la poesia dei templi di Kyoto. Il giovane atterra in un paesino di campagna, immerso nel caldo umido dell’estate, tra risaie, cicale e zanzare. L’arrivo è spiazzante. Ad aspettarlo in aeroporto c’è una macchina minuscola, un collega giapponese sorridente e un appartamento che profuma di tatami e isolamento. Ogni dettaglio gli ricorda che qui le regole sono diverse da quelle che conosce. E così ben presto inizia a sentirsi fuori posto.
I problemi pratici non mancano. Strade strette, cartelli incomprensibili, orari rigidi a scuola, consuetudini sociali che sembrano rituali misteriosi. La vera prova arriva però in un onsen, un bagno termale dove si entra nudi. Superare il pudore occidentale per immergersi tra sconosciuti non è facile. A un certo punto, però, un anziano gli porge con naturalezza una manciata di ciliegie. E questo semplice gesto basta a sciogliere l’imbarazzo, lasciando spazio alla curiosità.
Quando non puoi più contare sulle tue certezze, impari a osservare meglio l’ambiente intorno a te. Ascolti di più, e cerchi di rubare con gli occhi i gesti più semplici come un saluto, un sorriso, un invito. Ogni errore, ogni gaffe culturale ti costringe a fermarti, a riflettere e a ripartire da zero. È scomodo, certo, ma anche incredibilmente formativo perché capisci che adattarsi significa lasciarsi andare. Ed è un po’ come imparare a camminare di nuovo, ma su un terreno che si muove sotto i piedi.
In poco tempo, grazie proprio a quel lasciarsi andare, inizi anche a scoprire chi sei davvero. Improvvisi, accetti l’insicurezza, cresci perché non puoi più fare affidamento su quello che conosci o controlli, ma solo su come reagisci alle novità. E, senza accorgertene, diventi una versione più attenta e più presente di te stesso.