Secondo un articolo del 2006 scritto da un ricercatore della Duke University in Carolina del Nord, USA, più del 40% delle azioni che compiamo ogni giorno sono dovute alle abitudini. Contrariamente a quel che potremmo pensare, infatti, la nostra vita e in maniera più ampia il mondo che ci circonda non sono regolati da decisioni consce, ma da cicli di abitudine. È abitudine la nostra routine quando ci svegliamo, il nostro tragitto per raggiungere il lavoro, il modo in cui ci rapportiamo con chi incontriamo durante la giornata. Non solo: le abitudini regolano anche l'azienda per la quale lavoriamo o quella che gestisce la metropolitana sulla quale saliamo ogni giorno, le regole sociali all'interno delle quali viviamo e ci muoviamo, quale il nostro gruppo di amici e conoscenti, e influiscono inoltre su quanto siamo coinvolti nei movimenti o schierati politicamente.
Quello delle abitudini è un campo di studio che ha ricevuto una forte spinta negli ultimi dieci anni: prima se ne conosceva poco e sino a cinquant'anni fa quel che sappiamo oggi, ossia che tutto quel che ci circonda è in realtà basato su modelli e cicli, sarebbe stato quasi fantascienza. Grazie allo sviluppo degli studi in neurologia e psicologia delle abitudini, oggi non solo siamo a conoscenza del complesso intersecarsi di cicli di abitudine e bisogni che ogni giorno regola il mondo, ma anche dei loro meccanismi, e questo ci permette di studiarli e modificarli. Si tratta di un potere enorme, perché di fatto pone nelle nostre mani l'opportunità di cambiare in positivo non solo le nostre vite, ma anche le aziende per le quali lavoriamo e in alcuni casi il mondo intero a partire dalla semplice modifica di una sola minuscola abitudine.