In quanto animali, gli uomini tendono a non considerare il mondo vegetale come composto da esseri viventi: il fatto che le piante non reagiscano ai nostri stessi stimoli e non seguano le nostre modalità di sopravvivenza fa si che spesso vengano ritenute alla stregua di meri strumenti posti sul pianeta per colmare i nostri bisogni. In quest’ottica diventa normale distruggere foreste composte da alberi millenari per raccoglierne il legno o creare pascoli, e sfruttare le risorse vegetali senza rispetto per i cicli naturali: dopotutto nell’idea che il pianeta sia composto da oggetti inanimati dai quali raccogliere ciò che necessitiamo, la distruzione del mondo che ci circonda è parte del gioco; e in questa visione gli alberi sono sullo stesso livello dei minerali e delle pietre, in una divisione incolmabile tra chi ha diritto alla vita e chi è invece solo una risorsa da sfruttare sino all'osso.
Questo punto di vista antropocentrico ha radici molto profonde, ma solo nell'ultimo secolo ha iniziato a essere portato all'estremo: con l'insorgere di nuove tecnologie, più veloci, efficienti ed economiche, la spinta distruttiva dell'uomo si è impennata nel nome del progresso della nostra civiltà, accelerando i processi di sfruttamento delle risorse sino a portarci a un punto di non ritorno; quando decidiamo infatti di immolare nel nome del progresso un albero che ha impiegato centinaia o migliaia di anni a crescere, stiamo di fatto barattando una vita antichissima per una manciata di risorse: ben presto ci accorgeremo di aver perso non solo i pilastri del nostro ambiente naturale, ma anche la stessa memoria storica del pianeta sul quale viviamo.
Gli alberi sono infatti in tutto e per tutto esseri viventi la cui esistenza non è al servizio dell'uomo, ma che coabitano la Terra con noi, concorrendo a creare l'ecosistema che ci tiene in vita; in quanto tali dobbiamo prendercene cura, avere rispetto e fermare immediatamente lo scempio in atto intorno a noi per l'interesse e il guadagno a breve termine di pochi. Purtroppo, il mondo odierno ci insegna che quando vi è di mezzo l'interesse economico, il bene di tutti può improvvisamente venire oscurato, e la società stessa e le sue regole distorte per proteggere il guadagno di pochi anche di fronte alla distruzione dell'intero pianeta: accecati dal fumo negli occhi dei media e dalla manipolazione culturale nella quale sin da piccoli veniamo cresciuti, molti di noi non si rendono conto come quello che i potenti chiamano sfruttamento delle risorse in nome del progresso in realtà sia la distruzione di un bene comune, che non dovrebbe essere trattato come proprietà privata da nessuno perché patrimonio dell’intera umanità. Solo pochi individui si svegliano da questa illusione e riescono a rendersi conto di quel che sta accadendo: distruggendo gli alberi e le foreste ci stanno derubando al contempo della nostra storia e del nostro futuro. Tramite la narrativa, l'autore ci offre le storie di alcuni personaggi i quali - chi per scelta, chi per vocazione o illuminazione improvvisa - riescono a svegliarsi dall'incantesimo che ci impedisce di vedere e iniziano a combattere nel nome del bene comune per proteggere gli alberi all'ombra dei quali le loro famiglie sono nate e cresciute nei decenni.