Per Maria Sharapova diventare la numero 1 al mondo è una questione di volontà. Tutto parte da lì. Quella volontà che tempra il carattere o che forse deriva essa stessa da un carattere tenace. O si ha o non si ha. Lei aveva entrambi, dalla nascita.
La voglia di andare dritta al punto, di arrivare senza sbagliare strada è una delle caratteristiche ferree di una delle più famose tenniste al mondo. Probabilmente lo stesso motivo per cui, quando tutti pronunciavano in modo errato il suo vero nome, Masha, si è stufata e un bel giorno ha detto «Chiamatemi Maria».
Da quando ha preso in mano per la prima volta la racchetta che il padre ricevette in regalo da un amico, Maria non l’ha più posata. Le piaceva, e le piace tuttora, colpire forte la pallina. Un colpo dopo l’altro fino a scandire un ritmo solenne che faceva vibrare il suo corpo e le corde della racchetta all’unisono.
Maria è capace di dare una spinta così forte alla pallina da produrre un suono simile a un fischio mentre fende l’aria e si catapulta oltre la rete.
I suoi colpi piatti sono la sua arma segreta. In realtà una delle tante, insieme all’energia e alla concentrazione. A cinque anni non sono molti i bambini che per ore non staccano gli occhi dalla pallina e misurano con lo sguardo ogni centimetro del campo. Come Maria stessa scrive, con quel tipo di concentrazione ci nasci, la pratica si migliora grazie agli “esercizi noiosi”.
Chi sa ripeterli all’infinito, restando cinque minuti in più degli altri sul campo rimasto vuoto, è destinato a vincere. A vincere che cosa? Nel tennis non si gioca per vincere una partita, si gioca per vincere tutto finchè non abbandoni il campo definitivamente.
Questa è la sfida che ogni tennista dovrebbe affrontare con sé stesso, senza mai fare affidamento sulle proprie doti. La velocità, la concentrazione e la forza fisica possono mutare nel tempo e diventare un ostacolo insormontabile per alcuni. Ecco perché qualcuno molla.
Per come la vedeva lei, invece, erano parametri da tenere sotto controllo e da migliorare costantemente. Un ostacolo non è un motivo valido per abbattersi ma qualcosa da superare o da eliminare. E vedeva allo stesso modo anche le sue avversarie.
Maria non voleva solamente entrare nel ranking delle prime 100 tenniste al mondo. Come già detto, lei voleva semplicemente battere tutti.