Le origini storiche dell'intelligenza artificiale affondano le radici nel pensiero filosofico e nelle prime teorie del calcolo. Già nell'antica Grecia, filosofi come Platone e Aristotele discutevano delle capacità cognitive umane e dell'imitazione di queste abilità attraverso l'arte e la tecnologia.
Nel XVII secolo, anche le idee sulla natura del pensiero e della conoscenza sono state influenzate dalle teorie del calcolo, ad esempio quelle di Leibniz e dei primi matematici. Tuttavia, l'IA come campo distinto è emersa solo nel XX secolo, con l’avvento dei computer. Il suo sviluppo ha, infatti, subito un vero e proprio slancio, con progressi enormi che proseguiranno ben oltre ciò che oggi possiamo solo immaginare.
Sono diverse le correnti di pensiero che hanno contribuito a generare l’IA.
Dapprima si è trattato di un approccio simbolico, che mirava a creare sistemi intelligenti basati su regole e simboli. In voga a cavallo tra gli anni '50 e '60, ha come evidenza il famoso programma di scacchi Deep Blue, sviluppato da IBM. L’algoritmo era strutturato in base a delle regole predefinite e sulla base delle quali il programma poteva prendere delle decisioni. Tuttavia, questo approccio ha dimostrato limiti nell'affrontare problemi di complessità e incertezza del mondo reale.
Negli ultimi decenni, invece, lo sviluppo dell'IA ha abbracciato un approccio basato sull'apprendimento automatico e l’uso delle reti neurali. L'idea è che i computer possano apprendere dai dati assimilati e migliorare le loro prestazioni nel tempo. Le reti neurali, ispirate al funzionamento del cervello umano, sono diventate uno strumento fondamentale in questo contesto, portando a progressi significativi in diversi settori, come ad esempio il riconoscimento vocale e la visione artificiale.
Una sorta di retroingegneria del cervello umano, nota anche con il termine di reverse engineering, che si pone l’obiettivo ambizioso di far raggiungere alle macchine un’intelligenza super umana, ossia che si affini nel tempo sino a coinvolgere il pensiero oltre alle funzioni esecutive, come ad esempio quelle di calcolo.
Si parla, infatti, più che di IA, del concetto di “piena intelligenza”. Ma che cosa significa? Quel che c’è da sapere è che nel significato della parola “intelligenza” sono racchiuse diverse sfere come: il processo cognitivo, il pensiero, la coscienza e l’emozione. Il vero quesito degli studiosi è se una macchina sarà in grado di riprodurre tutto ciò, riproducendo ragionamenti, elaborando soluzioni, per prendere decisioni tipiche di una mente come quella umana. Questa è una delle limitazioni che può influenzare lo sviluppo dell’IA e la sua applicazione.