Quello che conta, infatti, è ciò che diventiamo imparando a scalarla. Perché un giorno, quando ci guarderemo attorno, quella montagna che una volta sembrava soffocarci la vista non sarà più davanti a noi. Girandoci, la vedremo in lontananza dietro le nostre spalle. Quello che siamo diventati lungo il cammino che ci ha portato oltre quella montagna, ecco, questa nuova versione di chi siamo rimarrà con noi per sempre. Ed è proprio su questo cambiamento che dobbiamo concentrare le nostre azioni.
Tutti gli esseri umani hanno un obiettivo in comune: crescere, evolversi. Questa, però, non è una prerogativa solo umana. Tutti gli esseri viventi hanno questo obiettivo innato. La natura, infatti, è per sua definizione imperfetta proprio perché se ci fosse la perfezione non ci sarebbe alcuna possibilità di crescita. Sono le crepe, i difetti, le rotture che portano a una trasformazione.
In questo percorso di cambiamento, la montagna è una metafora perfetta. Non solo si forma quando due sezioni del terreno vengono spinte l'una contro l’altra ma necessita anche che entrambe le parti si riconcilino in una nuova struttura. Negli esseri umani, queste due parti sono quella conscia, cioè quella consapevole di ciò che vogliamo, e quella inconscia, cioè quella che non sa ancora cosa ci trattiene dal realizzare noi stessi e perché. Inoltre, le montagne sono da sempre evocative di risvegli spirituali e sfide insormontabili. Sono le custodi di quella saggezza necessaria per poter esprimere il nostro massimo potenziale.