Le tinture permanenti nascono a metà dell’Ottocento per un errore. Cercando di sintetizzare il chinino, il giovane chimico William Henry Perkin creò il primo colorante artificiale della storia: la malveina, chiamata anche porpora di anilina. Qualche anno più tardi, August von Hofmann scoprì che la parafenilendiamina (Ppd), se esposta all’aria, poteva tingere di marrone molti materiali diversi, tra cui la lana. Il passo finale verso la creazione di una tintura per capelli lo fece però Eugène Schueller. È grazie al suo intuito che nel 1907 esce sul mercato la tintura per capelli Auréole, che dal 1910 sarà conosciuta con il nome di L’Oréal.
Ma come si colorano i capelli? Per farlo ci sono due modi diversi. Il primo è colorarli dall’esterno. Questo è quello che fanno le tinture temporanee, cioè creme, shampoo o spray che durano il tempo di un lavaggio. Le tinture permanenti, invece, agiscono dall’interno. In questo secondo caso, infatti, il colore riesce a penetrare all’interno del capello, superando le scaglie che ricoprono le cuticole. Queste scaglie sono disposte ordinatamente proprio come le tegole di un tetto. Sono loro a proteggere il capello dagli agenti esterni e a determinarne la lucentezza. Una variazione di pH fa sì che queste scaglie si aprano o si chiudano proprio come le dighe di un canale. Le sostanze basiche le fanno aprire mentre le acide le fanno chiudere. Sotto le scaglie si trova il fusto e, dentro il fusto, il midollo con le fibre di cheratina e i pigmenti che determinano il colore dei nostri capelli. Questi pigmenti non sono altro che due tipi di melanina. L’eumelanina è scura ed è responsabile dei colori che vanno dal marrone al nero. La feomelanina, invece, è chiara e copre la gamma dei biondi e dei rossi. I capelli bianchi spuntano quando i melanociti smettono di lavorare. Non si sa con precisione quali siano le dinamiche alla base di questo stop. Si sa che la genetica è in qualche modo coinvolta ma al momento mancano ancora troppi tasselli per comprendere come funziona questo meccanismo.