Come risulteremmo agli occhi di uno scienziato alieno? Da questa singolare domanda prende le mosse la riflessione dell’autore sulla natura umana. Se infatti un essere super intelligente venisse da un altro pianeta per studiare l’uomo, lo classificherebbe sicuramente come il più strano tra tutti gli animali. Per quanto biologicamente vicini alle grandi scimmie, uomini e donne sono infatti molto diversi da esse nel comportamento. Gli esseri umani possiedono una consapevolezza di sé e dell’universo superiore a qualsiasi altra creatura sulla Terra. Sono capaci di riflettere sul senso profondo della vita, hanno creato sistemi filosofici e modelli scientifici. Amano al punto da soffrire per anni o addirittura a suicidarsi per la perdita del partner. Hanno sviluppato metodi contraccettivi per bloccare le nascite e tutta una serie di pratiche culturali, come la musica o la religione, che non danno alcun apparente contributo alla sopravvivenza della specie. Possono anteporre la vita dei simili alla propria, al punto di sacrificarsi, interrompendo così la loro esistenza e con essa la possibilità di avere figli. Molte di queste caratteristiche apparirebbero incomprensibili dal punto di vista dell’alieno. Questo perché sono in controtendenza con l’obiettivo principale di tutte le forme di vita sulla Terra, ovvero sopravvivere e generare nuova vita. Ma è possibile pensare all’uomo davvero come l’unica eccezione a questa regola? L’idea di Stewart-Williams è che piuttosto che classificare l’essere umano come una strana anomalia di un sistema perfetto, è possibile ricondurre tutti questi aspetti particolari alla stessa legge che governa la vita dalla sua origine: quella dell’evoluzione.