C’è un legame tra la scoperta dell’America e la Chiesa cattolica che viene spesso trascurato: il 1492 non è soltanto l’anno in cui Colombo sbarcò sul nuovo continente, quell’anno, la Spagna acquisisce la sua identità di nazione paladina della fede cattolica, con la riconquista di Granada, cioè dell’ultima roccaforte araba in suolo spagnolo, ma anche con la cacciata di 150 mila ebrei. Gli spagnoli combattono alzando spade che portano il simbolo della croce inciso sull’elsa, mentre la regina Isabella di Castiglia diventa madrina della Santa Inquisizione.
A sbarcare sulle coste del nuovo mondo, quindi, è di fatto la tradizione militare della guerra di crociata: il papa Alessandro VI benedice l’espansione del Regno di Castiglia oltreoceano come espansione del regno di Dio sulla Terra, e qualsiasi attività di esproprio, rapina e distruzione viene legittimata in nome della religione. La fanatica impresa di redenzione dei nativi, ai quali ipocritamente si “cerca di salvare l’anima immortale” con ogni mezzo, si unisce alla cupidigia: spagnoli e portoghesi portano avanti la guerra di conquista dell’intero continente latino americano sotto la bandiera della diffusione del cristianesimo: la razzia di oro, argento, spezie pregiatissime come il pepe diventa quasi un vantaggio accessorio di questa “conquista di anime”.
La spartizione delle terre e delle ricchezze tra le due potenze europee, non a caso, è organizzata sulla base delle bolle pontificie, che distribuivano il diritto di esazione nella Chiesa del Nuovo Mondo: nel 1494, il Portogallo ottiene il diritto a occupare i territori oltre la linea che stabilisce la proprietà della corona spagnola, e nel 1530 Martim Afonso de Sousa fonda il primo villaggio portoghese in Brasile, pochi anni dopo, nel 1533, il conquistador Francisco Pizarro entra a Cuzco, nel cuore dell’impero Inca, in Perù.