Cosa dobbiamo fare per essere felici? Quali sono gli ingredienti che rendono la nostra esistenza piena e appagante? Sono domande che ognuno di noi si pone e a cui la scienza ha cercato di dare una risposta. Lo studio più grande condotto sulla felicità, l'Harvard Study in Adult Development ha coinvolto finora circa duemila persone. Questa impresa, perché si può proprio definire tale, è iniziata nel lontano 1938 e prosegue ancora oggi. Siamo alla terza generazione di soggetti coinvolti. Al momento i due direttori della ricerca sono Robert Waldinger e Marc Schultz. L’obiettivo è appunto quello di capire cosa rende felice un essere umano. Nell’arco di circa ottant’anni gli individui che hanno partecipato allo studio hanno riempito questionari, si sono sottoposti a vari test e hanno addirittura donato campioni di sangue e DNA. Ogni aspetto della loro vita è stato analizzato: dai livelli di colesterolo al tipo di professione, dal numero di amici al consumo di alcol. Henry, per esempio, era un ragazzino di quattordici anni che viveva a Boston quando i ricercatori dell’Harvard Study si sono presentati a casa sua e chiesero ai suoi genitori se potevano monitorare la vita del loro figlio. Il ragazzo è stato seguito nel corso di sessantatré anni. Sebbene sia una persona riservata a Henry ha fatto molto piacere partecipare a un progetto che aveva un’utilità sociale enorme.
Da questo ambiziosissimo studio è emerso un primo, importante, risultato: senza relazioni umane non si può essere felici. Le donne e gli uomini più soddisfatti sono quelli che hanno una solida rete di conoscenze, che non si isolano e fanno vita di comunità. Il motivo? Semplice. Chi chiamiamo quando abbiamo dei problemi? Gli amici. Quali sono i momenti in cui siamo più contenti e spensierati? Quelli trascorsi con gli amici o la famiglia. Eppure, per gran parte della vita, molti di noi, più che sulle relazioni umane, si concentrano sui beni materiali e sul successo. La società in cui viviamo, del resto, ci mette in competizione l’uno con l’altro, non favorisce certo l’incontro fra gli individui e la socialità. La pubblicità e i social media propongono dei modelli irraggiungibili e ci trasmettono l’idea che, per stare bene, bisogna dimostrare di avere più degli altri.