Thomas, un uomo di circa quarantacinque anni, si è trovato, come molti, ad affrontare moltissime difficoltà a causa della recente emergenza Covid. Nel giro di pochissimo ha perso dei clienti importanti, è stato costretto a lavorare da remoto e ha dovuto gestire i due figli rimasti a casa da scuola. La moglie, inoltre, ha perso il suo posto di lavoro, un parente è morto a causa del coronavirus e lui non ha potuto assistere il padre malato di cancro. Insomma la pandemia ha sconvolto la sua esistenza, innescando un vortice che lo ha fatto sentire sopraffatto, debole e inadeguato.
La pandemia da coronavirus ha rappresentato quello che l’autore definisce disorder event, cioè un evento destabilizzante, che ha creato disordine e ha rotto gli equilibri. Questo tipo di eventi possono essere negativi o positivi, ma la maggior parte delle volte sono negativi purtroppo. L’avvento del Covid19 e il conseguente lockdown sono stati degli eventi destabilizzanti su larga scala, che hanno coinvolto praticamente tutto il mondo. Altri fenomeni simili possono essere guerre, recessioni economiche, crisi ambientali e disordini sociali. Ma i disorder event più frequenti sono quelli individuali: traslochi, cambi di lavoro, matrimoni, allargamento della famiglia, perdita di una persona cara, conseguimento di un diploma e di una laurea e così via. Tutti fanno esperienza di una di queste cose e tutti si devono adattare al piccolo o grande cambiamento in atto. Si conta che nella vita di una persona adulta si verificano circa trentasei eventi destabilizzanti.
Viviamo in un sistema sociale che ci dà l’illusione di poter raggiungere la stabilità, ma la verità è che il cambiamento è inevitabile. Aggrapparsi in maniera spasmodica ad alcuni aspetti della vita, sperando che non si modifichino mai, è uno sforzo enorme e poco utile. Bisogna accettare la natura mutevole dell’esistenza lavorando sulla nostra capacità di adattamento. Se riusciamo ad abbracciare l’incertezza saremo in grado di diventare più solidi ed evoluti. Non è un obiettivo facile da raggiungere, ma con il giusto approccio si può davvero diventare più flessibili e aperti.