Anche se per fortuna le cose stanno cambiando, ancora oggi la malattia mentale è percepita come uno stigma. Ma per quale motivo abbiamo ancora tanti pregiudizi sull'argomento? Per rispondere alla domanda, l'autore guarda questo problema attraverso la lente dell'antropologia culturale e non ha dubbi a riguardo: il nocciolo della questione non è nella biologia, ma nella lente sociale attraverso la quale storicamente abbiamo guardato la malattia mentale. Lo stigma, infatti, altro non è che il marchio di disapprovazione che viene applicato a coloro che sono considerati diversi o anormali a livello sociale. A prova di questo concetto l'autore presenta alcuni aneddoti storici. Uno è quello dei coloni seicenteschi della sperduta comunità americana di Martha's Vineyard, che dopo generazioni di isolamento e di limitazione del bacino genetico si ritrovarono con una grande fetta di popolazione con disabilità uditive alla nascita. Lungi dal considerarlo un fattore di disabilità, la comunità si adattò sviluppando e usando un linguaggio dei segni tra i suoi membri, che divenne la normalità. Essendo la disabilità uditiva percepita come comune, non c'era alcuno stigma, tanto che dai racconti successivi le persone non ricordavano se un individuo fosse sordo oppure no. Questa storia evidenzia come la percezione sociale possa influenzare profondamente l'esperienza della disabilità, addirittura cancellandola anche quando è evidente per il resto del mondo.
E la chiave per comprendere - ma anche spezzare - il concetto di stigma sta tutta qui: nella comprensione che si tratta semplicemente di una percezione sociale e non di un dato di fatto. Questo è il caso anche dei problemi di salute mentale. In passato, la malattia mentale era spesso considerata un segreto vergognoso, una condizione da nascondere, tanto che le persone affette da malattie mentali potevano essere incarcerate o confinate in istituzioni, lontano dagli occhi della società. Questo isolamento non solo aumentava la sofferenza degli individui, ma alimentava anche il ciclo dello stigma, poiché la malattia mentale veniva vista come qualcosa di pericoloso o immorale. Le persone malate erano frequentemente soggette a trattamenti inumani e a pratiche mediche rudimentali, che riflettevano una comprensione limitata delle condizioni psicologiche. Ma come abbiamo detto in apertura, oggi per fortuna la percezione della malattia mentale sta cambiando. Questo cambiamento è in gran parte dovuto all'evoluzione della società stessa, dove la crescente consapevolezza e accettazione della diversità mentale sono state facilitate da un incremento delle discussioni pubbliche e da una maggiore visibilità nei media. Celebrità e figure pubbliche che parlano apertamente delle loro esperienze con la malattia mentale hanno contribuito a normalizzare queste condizioni, riducendo lo stigma associato. La società contemporanea, con i suoi valori di inclusione e accettazione, sta iniziando a riconoscere che la salute mentale è una parte integrante della salute complessiva di un individuo.
Inoltre, il progresso delle scienze mediche e psicologiche ha portato a una comprensione più sofisticata delle malattie mentali, e di conseguenza le diagnosi e i trattamenti sono diventati più efficaci e meno stigmatizzanti. Tuttavia, è fondamentale continuare a promuovere una visione della malattia mentale che vada oltre la mera biologia, includendo l'importante dimensione sociale: la lotta contro lo stigma deve in ultima istanza basarsi su un cambiamento culturale che valorizzi la dignità e l'umanità delle persone con malattie mentali.