In quanto scienziato, l’autore si chiede perché gli scienziati provino un così forte interesse nei confronti del loro lavoro. Le ipotesi sono diverse: potrebbe essere perché la loro attività può avere una discreta utilità; per la voglia di scoprire le leggi della natura così da poterle prevedere e partecipare attivamente ai processi naturali; oppure perché si tratta di un lavoro che provoca piacere e godimento nella scoperta. All’autore, però, tutte queste motivazioni sembrano superficiali, o perlomeno incomplete.
Piuttosto, sembra che la ricerca dello scienziato sia finalizzata alla scoperta di qualcosa che, prima di allora, era sconosciuto. Ma questa scoperta deve anche avere un certo significato, una certa forma di legge nell’ordine naturale delle cose, che prima era sconosciuta e che ora porta con sé una certa interezza, un’integrità e un’armonia.
L’obiettivo del lavoro dello scienziato è quindi quello di scoprire interezza e armonia nella natura. Ma per farlo, tale lavoro deve essere creativo: lo scienziato deve creare le nuove strutture di idee che servono a esprimere l’armonia e la bellezza che possiamo trovare nella natura; deve inoltre creare gli strumenti che permettano di testare la veridicità delle idee e di comunicare efficacemente i fatti riscontrati. Così come accade a un compositore, a un architetto o a un artista, anche lo scienziato sente il fondamentale bisogno di scoprire e creare qualcosa di nuovo che sia integro, totale, armonioso e bello.
Lo sviluppo creativo della scienza dipende dalla capacità di andare oltre all’insieme di concetti fondamentali che sono già noti. Psicologicamente parlando questo è il passo più difficile di tutti ma, una volta compiuto, esso libera la mente e la rende attenta, consapevole e sensibile alla potenziale scoperta di un nuovo ordine, la cui potenzialità risulta in nuove strutture di idee e di concetti.
Questo atto creativo è davvero molto raro: sono poche le persone nella storia umana che hanno raggiunto un tale stato di creatività. Forse è perché, nella maggior parte dei casi, siamo fin da piccoli spinti a sviluppare uno stato mentale conformista, imitativo e meccanico; chi non lo accetta si ribella, andando però a conformarsi a un altro insieme di ideali che, per quanto opposti, sono comunque conformativi. Ovviamente, questa conformità non lascia spazio alla creatività, ma in pochi sfuggono a essa perché sembra che da essa dipendano la nostra sicurezza, la nostra felicità, persino la vita stessa.