Tutti abbiamo provato, almeno una volta, la sensazione di essere felici in maniera speciale guardando le onde del mare infrangersi sulla spiaggia, o camminando nella penombra di un bosco, o ancora, guardando il cielo stando distesi su un prato. Si tratta di una sensazione di appagamento istintuale, che i biologi definiscono "biofilia".
La biofilia afferma che gli esseri umani hanno una tendenza innata a cercare connessioni con la natura e con altre forme di vita, e che i bambini sono predisposti per entrare in questo stato di connessione. L’esperienza personale, anche in questo caso, è facile da ricordare: basta portare un bambino vicino a uno stagno, lasciarlo sbirciare nel nido di un uccello, aiutarlo a ribaltare un tronco in decomposizione: la sorpresa, la gioia per la vita che scoprono “nascosta” nella natura è immediata e appagante.
Molti di noi vivono in un luogo che non offre una vera e propria vicinanza con la natura, spesso tutto quello che ci circonda sembra creato, o almeno pesantemente manipolato, dall’uomo. Ma è importante ricordare che ovunque ci si trovi, permettere ai bambini di rovesciare una roccia e sbirciare la vita nella natura è sempre possibile, perfino se in sottofondo c’è la colonna sonora di un passaggio ininterrotto di automobili.
Quello che ci frena, se guardiamo alla cosa con onestà, sono i limiti di tempo (i bambini hanno spesso un’agenda di impegni simile a quella degli adulti, tra scuola, sport e corsi di musica) che si sommano a una certa pigrizia (alla fine di una giornata sprofondare sul divano può essere più allettante che camminare in un parco). Ma il premio per chi riesce a ricordare che siamo creature della terra, connesse in modo intrinseco al mondo naturale è davvero enorme: stabilire un concreto rapporto con la natura risponde al desiderio innato di sentire che apparteniamo a qualcosa di più grande di noi. Ogni volta che un bambino gira una roccia e osserva da vicino cosa c’è sotto, gli permettiamo di consolidare questa relazione con quella “cosa più grande”.