La storia di Icaro fa parte dell’antica mitologia greca e viene tramandata nel mondo occidentale da migliaia di anni. Egli era figlio di Dedalo, un artigiano rinchiuso in un labirinto insieme a suo figlio per aver disobbedito a Minosse, re di Creta. Dedalo, tuttavia, aveva un piano per fuggire dall’alto e iniziò a costruire delle ali per realizzarlo. Utilizzò delle piume, ma l’unico materiale che aveva a disposizione per tenerle insieme era la cera, quindi disse a suo figlio di non volare troppo in alto, perché altrimenti il sole gli avrebbe sciolto le ali e sarebbe precipitato. Icaro, però, una volta in volo, si rese conto di quanto fosse stupendo poter fluttuare libero nel cielo e alla fine si fece prendere dalla bramosia. Ne voleva sempre di più, voleva arrivare sempre più in alto, e purtroppo alla fine si avvicinò pericolosamente al sole. Non diede ascolto a suo padre, le sue ali si sciolsero e precipitò in mare, morendo affogato.
Godin ci dice che abbiamo fatto bene a dare attenzione a questo mito e a interiorizzarlo, ma anche che lo abbiamo parzialmente frainteso. Questa storia infatti contiene diversi insegnamenti a seconda dell’angolazione da cui la si osserva, ma la nostra cultura si è fissata soltanto sulla parte del mito che ci suggerisce di non volare troppo in alto. È questa la lezione principale che ne abbiamo tratto e che ci siamo portati dietro nel corso dei secoli. In realtà, leggendo la storia con più attenzione, si può notare che Dedalo mise in guardia Icaro non soltanto dal sole, ma anche dal volare troppo basso, poiché gli spruzzi del mare gli avrebbero inzuppato le ali, le avrebbero rese pesanti e lo avrebbero trascinato giù. Quindi sì, mirare troppo in alto può essere rischioso, ma allo stesso modo è anche rischioso essere eccessivamente cauti e volare troppo basso.
Per stare bene ed essere sereni non serve diventare milionari, i soldi non sono sufficienti a darci la felicità, però essere povero per certi versi è molto più duro e complicato rispetto allo sforzo necessario per ottenere qualcosa in più, qualcosa in grado di regalarci un benessere superiore. Il problema è che per prosperare e stare veramente bene, dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort. Il mondo è cambiato: in passato potevi trovarti un lavoro d’ufficio sicuro, ben pagato e che sarebbe durato per sempre, e quindi a quel tempo poteva aver senso seguire quel tipo di strada; quel modello però si è concluso a cavallo dei due millenni e oggi bisogna inventarsi qualcosa di nuovo ed essere più creativi.
La rivoluzione digitale è in corso ormai già da diversi anni ed è palese che non si fermerà. Anzi, semmai continuerà ad avanzare e a progredire. La tecnologia continua a fare passi da gigante e i lavori associati al classico schema della routine 9-17 stanno pian piano scomparendo. Questa, però, non è necessariamente una notizia negativa. Significa semplicemente che dovremo adattarci a una nuova era. Per farlo, Seth Godin ci dice che dobbiamo diventare degli artisti. Non necessariamente nel senso letterale del termine, perché produrre arte non significa soltanto dipingere immagini e comporre musica, ma in un senso più ampio di creazione in generale. In questo testo l’autore intende l’arte come lo svolgere qualsiasi attività creativa che richieda passione e ingegno.
Essere un artista in questo senso non è facile. Richiede dedizione assoluta, molta convinzione ed è anche rischioso, perché quando ci si mette a creare qualcosa, che si tratti di un progetto specifico o di una carriera lavorativa, all’inizio non c’è uno stipendio garantito per i nostri sforzi. Ma se non molliamo, raggiungeremo una situazione più appagante rispetto a quella di oggi, sia per noi stessi che come società nel suo complesso. Dopotutto, chi non vorrebbe vivere in un mondo in cui le persone si dedicano a coltivare attività e perseguire obiettivi che ruotano attorno alle cose che amano?