Tutti sanno che il fallimento è una parte inevitabile della vita, ma rappresenta anche una fonte di apprendimento fondamentale per progredire.
Numerosi studi dimostrano che elaboriamo le informazioni negative e positive in modo diverso. Potremmo dire che siamo condizionati da un bias verso la negatività.
Assorbiamo le informazioni negative, incluse piccole sbavature e fallimenti, più facilmente rispetto alle informazioni positive. Abbiamo più difficoltà a lasciar andare i pensieri negativi rispetto a quelli positivi.
Ricordiamo le cose negative che ci accadono in modo più vivido e per più tempo rispetto a quelle positive.
Questa tendenza si chiama avversione al fallimento.
Razionalmente, sappiamo che tutti commettono errori; sappiamo di vivere in un mondo complesso in cui le cose andranno storte anche quando facciamo del nostro meglio; sappiamo di dover perdonare noi stessi quando non raggiungiamo gli obiettivi che ci siamo prefissati, eppure ci sentiamo in colpa.
Ma il fallimento e la colpa sono legati alla cultura familiare e sociale in cui viviamo.
Cresciamo da quando siamo bambini con l’idea che fallire sia una cosa da evitare a tutti i costi, e sviluppiamo una forma di paura e avversione nel rapporto con l’errore.
La prima delle strategie per affrontare la paura del fallimento e il senso di colpa che ne deriva è proprio quella di parlarne apertamente. Nessuna scoperta, nessun progetto innovativo può essere messo in piedi senza la creazione di uno spazio aperto in cui comunicare dubbi, paure ed eventuali errori commessi. La comunicazione aperta e sana è la prima delle chiavi per affrontare in modo sano il fallimento.