Il Buddismo offre una cassetta degli attrezzi per migliorare il proprio benessere psicologico che è stata messa a punto nel quinto secolo avanti Cristo, ma i neuroscienziati e gli psicologi stanno iniziando solo adesso a studiarne il potenziale per il cambiamento del cervello e del comportamento.
Tutto ebbe inizio quando Siddharta decise di rinnegare le ricchezze di suo padre e abbandonare la sua famiglia per diventare un altro delle migliaia di asceti che avevano abbandonato i propri beni materiali per cercare la felicità e la soddisfazione dello spirito. A ventinove anni infatti, quando la sua vita sembrava seguire il percorso tradizionale per ogni giovane di buona famiglia (sua moglie aveva da poco dato alla luce un bellissimo bambino, amministrava con il padre il patrimonio della famiglia e non aveva grilli per la testa), un giorno, andando per la strada a bordo del suo carro, si imbatté in un uomo anziano e deforme, in un altro uomo malato e, infine, in un cadavere. In quel momento Siddhartha si rese conto che anche le più belle e fantastiche cose di questa vita hanno una fine: nulla è permanente e tutto quello che si può amare è soggetto al cambiamento, al decadimento e alla morte. Queste riflessioni lo spinsero ad abbandonare tutto e iniziare una nuova vita per cercare di arrivare più vicino al reale significato dell’esistenza.
Nonostante siano passati duemilacinquecento anni, si può comprendere il dramma del giovane Siddharta: la maggior parte delle persone sulla Terra ha cibo in abbondanza, piacevoli distrazioni sempre a portata di mano oltre che medicine e strumenti che donano l’illusione di poter sconfiggere sia la vecchiaia che la maggior parte delle malattie, eppure le sofferenze che affliggono il genere umano continuano a essere infinite e, molto spesso, sottovalutate.
Le ricerche parlano chiaro: la salute mentale (insieme alla salute fisica, avere un lavoro e non essere poveri) è una delle determinanti più importanti della felicità nei Paesi sviluppati, eppure l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che sono attorno ai 450 milioni di persone sono affette da disturbi mentali.