I super comunicatori, vale a dire le persone che sembrano capaci di entrare immediatamente in contatto con gli altri, esistono e non sono una razza a parte: si tratta, molto più semplicemente, di individui che hanno imparato a sentire più chiaramente, a connettersi con gli altri a un livello profondo.
Come esseri umani, il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di vivere “conversazioni di apprendimento”, almeno per quanto riguarda i confronti più significativi. In altre parole, dovremmo voler capire come vedono il mondo le persone intorno a noi e aiutarle a comprendere a loro volta le nostre prospettive.
Molte volte le discussioni accese sono causate da un solo fattore: si stanno in realtà svolgendo conversazioni diverse, ma non ce n’è la consapevolezza. I piani di dialogo sono quasi sempre tre: c'è l'aspetto pratico e decisionale, incentrato sul tema "di cosa discutiamo, veramente?" C'è la componente emotiva, che è quella relativa a "come ci sentiamo rispetto alla discussione", e c'è l'aspetto sociale, che esplora il "chi siamo", quale ruolo impersoniamo. Entriamo e usciamo da tutte queste conversazioni man mano che il dialogo si sviluppa e se non riusciamo a essere “in sincrono”, cioè a essere nello stesso tipo di conversazione contemporaneamente alla nostra controparte, difficilmente riusciremo a comprenderci l’un l’altro.
C’è di più. Ognuno di questi tipi di conversazione funziona secondo una propria logica e richiede uno specifico insieme di competenze. Per comunicare in modo efficace, dobbiamo sapere come riuscire a comprendere quale tipo di conversazione si sta verificando momento per momento, ma anche padroneggiare le sue regole. Ogni dialogo offre un numero infinito di indicazioni, come bivi che possono avvicinarci o allontanarci dall’interlocutore. Quando impariamo a riconoscere queste opportunità di scelta, iniziamo a parlare e ascoltare in modi nuovi. Una risata silenziosa, un sospiro appena percettibile, un sorriso amichevole in un momento di tensione: alcune persone hanno imparato a cogliere questi indizi, fondamentali per individuare che tipo di discussione si sta verificando e indispensabili per capire che cosa vogliono veramente dirci gli altri. Hanno imparato ad ascoltare ciò che non viene detto e sanno parlare in modo che gli altri vogliano ascoltare. Questa capacità è di tutti: prima di imparare a parlare, impariamo a dedurre le emozioni delle persone dai loro comportamenti, da come si muovono, dal tono che usano, dai loro sguardi. Crescendo, tendiamo a prestare sempre più attenzione a ciò che le persone dicono piuttosto che a ciò che fanno, così ignoriamo - per esempio - i segni che mostrano il nostro interlocutore turbato - braccia incrociate, fronte corrugata, occhi bassi - e ci concentriamo sulle parole che dice: “non è niente, va bene”.