Il modo in cui spendiamo il denaro rivela le nostre passioni e i nostri valori, ma soprattutto esprime il potere che questo strumento ha su di noi. Nella società americana, il ruolo del denaro è simile a quello delle divinità in altre società e quindi richiede un sacrificio, che avviene lavorando. Sia il tipo di lavoro che la motivazione sono importanti, perché ci sono delle implicazioni morali a seconda delle attività in questione.
Il denaro è un bene che viene utilizzato negli scambi tra persone ed è visto come uno strumento di civiltà. Da una prospettiva prettamente cristiana, però, si tratta di un dono del Signore, che ha dato agli esseri umani, creati a sua immagine e somiglianza, la possibilità di creare a loro volta delle altre cose, come appunto il denaro. Le nostre azioni, però, devono essere mosse da una prospettiva coerente: possiamo collaborare per dare vita a qualcosa che esprima il nostro impegno e il senso di appartenenza a una comunità, per esempio. Quanto accade con il denaro, invece, va contro questa morale: nel mondo di oggi, infatti, sono in molti ad amare la ricchezza quasi come dovrebbero amare Dio, ma questo per un cristiano non è possibile, perché sarebbe come servire due padroni.
In questa prospettiva, il gruppo di autori di Thank God for Bitcoin ha unito la visione religiosa ai fatti storici per raccontare le evoluzioni del denaro, dando la possibilità di conoscerlo a fondo, per fare in modo che non governi le nostre vite, che non diventi un’ossessione, ma che invece sia percepito come un dono. La domanda a cui vuole rispondere, inoltre, è relativa a sistemi come i bitcoin, che forse potrebbero rappresentare un’alternativa più etica e vantaggiosa per tutti.