Nell’antica mitologia greca, la storia degli Argonauti è una storia di avventure. Un gruppo di eroi guidati da Giasone intraprende un viaggio epico in terre lontane per recuperare il vello d’oro, simbolo di potere e autorità. Nel raggiungerlo, sperano di essere ricompensati da qualcosa di straordinario e trasformativo. L’autrice, allo stesso modo, con il suo libro vuole portarci in un viaggio che racconta i tanti eventi accaduti nella sua vita, da cui trae poi una serie di lezioni. Come i suoi predecessori greci, naviga attraverso le complessità dell'esperienza umana, alla ricerca delle verità che si trovano sotto la superficie, verità spesso molto difficili e dolorose da afferrare.
Un primo concetto che viene fuori molto chiaramente dal libro è il vasto potere che il linguaggio esercita su di noi. La lingua è molto più di un semplice mezzo di comunicazione, è un’entità vivente, che respira, che modella ed è modellata dall’esperienza personale. È come se fosse un vaso intriso del peso dell’identità, dell’amore e della comprensione, che nel frattempo non smette mai di cambiare forma per adattarsi al panorama in continua evoluzione della vita. Ad esempio, il potere del linguaggio viene subito fuori nel testo per via della relazione che l’autrice ha con il suo partner transgender Harry Dodge, un uomo nato nel corpo di una donna. La loro connessione è una testimonianza del potere delle parole quando si tratta di affrontare le complessità dell’amore e della famiglia nel momento in cui uno dei due membri della coppia è un transgender. Senza un ottimo dialogo, difficilmente si riuscirebbe a tenere insieme una relazione del genere e a proteggerla dagli attacchi esterni.
Tornando alle singole parole, prendiamo ad esempio la parola partner. A prima vista, sembra un termine abbastanza semplice. Eppure al tempo stesso si tratta di un termine estremamente profondo, che incarna un significato di comprensione, di unità, di sostegno, di squadra e di supporto. Man mano che la relazione tra la Nelson e Dodge si sviluppa, il significato della parola partner si evolve per indicare un legame che va ben oltre una semplice compagnia romantica o sessuale. Si trasforma in una parola che incapsula esperienze condivise e comprensione reciproca. Inizia persino a connotare la natura delle loro vulnerabilità condivise, i loro punti di forza e le realtà banali della vita quotidiana che condividono.
Insieme alle sue personali riflessioni sul linguaggio, l’autrice fa riferimento anche a idee di altri intellettuali. Il linguaggio, ad esempio, è anche trasformazionale. Se continuiamo a ripetere una certa cosa, finiremo per renderla vera. Oppure prova a fare questo esercizio: quando ti chiedono come stai, anziché rispondere “bene” oppure “si tira avanti”, prova a rispondere con continuità “divinamente”, o qualcosa di simile. Nel momento stesso in cui lo dici, il tuo cervello percepisce emozioni positive molto più forti rispetto a quelle provate quando utilizzi termini depotenzianti. E a furia di ripetere quel “divinamente”, comincerai realmente a sentirti così in maniera perenne, perché la tua mente si focalizza su ciò che di buono c’è.
Tornando alla coppia, un altro concetto importante è quello dell’assemblaggio, ovvero l’idea che l’identità sia composta da elementi multipli e disparati che si uniscono. Questa idea prende vita nell’esplorazione della Nelson della sua struttura familiare. Descrive la sua relazione con Dodge e il loro viaggio verso la genitorialità come un assemblaggio, una sorta di incontro, in cui vari elementi ridefiniscono continuamente cosa significa essere un partner, un genitore e un amante. La narrazione della sua storia diventa in questo modo un potente esempio di come l’esperienza personale e l’impegno intellettuale possano unirsi per creare un testo avvincente. Il che, ovviamente, è possibile solo attraverso il potere del linguaggio.