Un foglio bianco, idee ingarbugliate e lo spaesamento di chi è all’inizio di un sentiero che non sa dove conduce. Scrittori di ogni periodo storico e di ogni provenienza geografica hanno vissuto con più o meno difficoltà queste stesse specifiche condizioni. La scrittura è infatti un'arte senza tempo, perché se ne impossessa per trasformarlo in un qualcosa di diverso: il racconto di ciò che esiste, della presenza.
Chiunque abbia mai affrontato il reverenziale timore di provare a mettere per iscritto i propri pensieri conosce benissimo le sensazioni appena citate. Nonostante risulti complicato elaborare un metodo definitivo per tutti per scrivere con efficacia, esistono attitudini più giuste e più incisive. Molte di queste sono facilmente reperibili leggendo tra le righe di diari, di memorie e di romanzi stessi di grandi autori. Louise DeSalvo, con “The art of slow writing”, elenca una serie di consigli, suggerimenti e proposte frutto delle storie editoriali dei più importanti scrittori moderni, per coltivare con cura le proprie abilità narrative. Per crescere davvero, bisogna credere nella propria unicità, con pazienza e rispetto delle proprie convinzioni. Salman Rushdie, per esempio, ha affermato di aver impiegato tredici anni a capire quale fosse la sua identità di scrittore, mentre altri artisti come Van Gogh impiegarono una vita intera per sviluppare le proprie abilità.
La scrittura dev’essere quindi, in partenza, concepita come un’attività lenta, meditativa. Come il concetto dietro il presidio Slow Food vuole raccontare la necessità di soffermarsi sulle sfumature di gusto nel momento dell’assaggio di un cibo, sull’eticità della filiera corta e sui rapporti che collegano gli esseri viventi, la scrittura lenta deve saper attingere dagli strati più profondi della coscienza, essere comprensione del proprio rapporto con i soggetti di cui si intende parlare, per creare qualcosa che rappresenti il filo che collega gli anfratti più nascosti dell’esistenza. Solo rallentando è possibile soffermarsi su ogni possibile scelta stilistica e trovare le energie più positive a propria disposizione. Prima di giungere alla pubblicazione del romanzo “Addio alle armi”, Ernest Hemingway scrisse sotto forma di bozze ben 47 finali alternativi; un lavoro che richiede tempo e forza di volontà. Allo stesso modo, ogni aspirante scrittore deve sempre ricordarsi dell’imprevedibilità del processo creativo. È importante seguire una bussola interiore, ma anche essere sempre pronti a reinventarsi completamente.
Ogni nuovo scritto passerà per forza di cose per alcuni step: in primis ci si immagina il lavoro per poi cominciare a buttare giù le prime idee provvisorie, successivamente ciò che è stato scritto viene meglio strutturato (ordinato, ri-disposto, ecc…), si procede a revisionare con cura ogni dettaglio e scelta stilistica e infine si effettua una revisione conclusiva basata su feedback esterni.