La scienza della statistica ci permette di trasformare il mondo in dati, numeri e informazioni facili da comprendere e comunicare. In altre parole, ci aiuta a formare giudizi migliori sulla realtà.
Prendiamo, per esempio, la storia di Harold Shipman, medico inglese che, tra il 1975 e il 1998 uccise 245 anziani pazienti.
L'approccio statistico alla vicenda di Shipman trasforma una lunga lista di tragedie personali in fatti e numeri che possono essere raccolti e graficizzati. Attraverso i grafici è facile capire molte cose a colpo d'occhio: per esempio, che Shipman ha ucciso più donne che uomini, che la loro età era compresa tra i 70 e i 90 anni, che le vittime morivano quasi sempre nel primo pomeriggio: il medico assassino era solito andare dai suoi pazienti subito dopo l'ora di pranzo, quando era più probabile trovarli da soli.
Possiamo usare i dati per fare luce sul nostro mondo, ma per avere un quadro attendibile servono cautela e precisione. Per esempio, per rispondere alla domanda “Quanti alberi ci sono sul pianeta?” dobbiamo prima di tutto definire cosa è un albero. Secondo il Servizio forestale americano, per essere un albero, una pianta deve avere un diametro di almeno 12,7 centimetri. Non potendo andare in giro per il mondo a misurare diametri, dobbiamo ricorrere a un approccio più pragmatico: prendiamo una serie di aree con un paesaggio comune, noto come bioma, e contiamo il numero medio di alberi per chilometro quadrato che ritroviamo in ognuna di esse. Poi, usiamo le immagini satellitari per stimare l'area totale coperta da piante per ogni diverso tipo di bioma e grazie ad alcuni complicati modelli statistici arriviamo a una stima di 3.04 trilioni di alberi, cioè 3.040 seguito da 9 zeri alberi sul pianeta. Un numero davvero grande, che può diventare grande il doppio: altre autorità dicono che è sufficiente un diametro di 10 centimetri per essere albero. Tutto dipende dalla definizione di partenza.
Se la cosa è così complicata quando si tratta di un qualcosa di fisico come gli alberi, pensate a quanto sia facile sbagliare quando il soggetto dell’indagine è più sfumato: la definizione di disoccupato in Inghilterra è cambiata 31 volte tra il 1979 e il 1996, con quanto ne consegue in termini di variabilità degli studi statistici.
Perfino definire se una persona sia viva o morta può essere difficile: ognuno degli Stati americani è autonomo nella definizione di morte. Malgrado nel 1981 sia stato introdotto a livello federale un documento chiamato "Atto di morte unificato", che stabilisce norme comuni per la dichiarazione, è ancora possibile che qualcuno dichiarato morto in Alabama non lo sia in Florida, dove l'atto registrato in Alabama è illegale perché in Florida la morte deve essere attestata da due medici diversi.