La teoria del viaggio dell’eroe è molto conosciuta soprattutto dagli scrittori che l’hanno applicata alle loro narrazioni. Elaborata da Joseph Campbell e ripresa poi da Jung e da Chris Vogler, questa teoria accomuna varie culture. Si tratta di un vero e proprio viaggio in cui il personaggio, chiamato anche eroe, esce dal mondo ordinario rispondendo ad una chiamata per entrare in un mondo straordinario. Qui incontrerà amici e nemici che lo affiancheranno nelle varie prove e sfide. Al termine del viaggio l’eroe sarà un uomo nuovo, rafforzato dall’esperienza tanto fisica quanto psicologica ed emotiva. Quando tornerà a casa avrà riportato dal viaggio un dono, un elisir, utile per sé e per il mondo che lo circonda.
La struttura del viaggio dell’eroe è molto diffusa e trova ampia applicazione in film e romanzi di successo proprio perché contiene al suo interno passaggi fondamentali della vita dell’uomo.
Il momento più importante del viaggio dell’eroe è proprio la chiamata, ovvero l’innesco che permette il passaggio da un mondo ordinario a un mondo straordinario, un momento fondamentale per fare esperienza e imparare. Senza la chiamata iniziale viene a mancare l’innesco della storia, e non può esserci sviluppo.
Nel viaggio dell’eroe c’è anche un altro momento importante, quello in cui tutto sembra essere perso; è il momento più lontano da quello di partenza, definito anche punto di morte. Precede l’epifania, ovvero il momento in cui l’eroe scopre qualcosa di nascosto e prezioso su di sé, che devia il corso della storia.
Bloccato nel mondo ordinario e perso, l’eroe non accoglie subito la chiamata. Solo dopo essere stato forzato dagli eventi trova il coraggio e risponde alla chiamata. Varca la soglia dove incontra presto il villano ed entra nel mondo straordinario dove incontra mentori e spiriti guida. Il viaggio procede in territori sempre più sconosciuti fino al momento di morte e poi di resurrezione.
Il viaggio dell’eroe rappresenta la base narrativa di ogni storia.