Gli abbonati Amazon Prime pagavano 99 dollari l'anno negli Usa (oggi 119 dollari) per un servizio di streaming gratuito di film e programmi TV e per la spedizione gratuita in due giorni della maggior parte degli acquisti. Ma Prime è qualcosa di più: è un vero cavallo di troia che spinge i consumatori a comprare su Amazon prodotti che magari non avrebbe comprato lì. A dirlo è la società di analisi finanziarie Morningstar: il business di Prime non è costituito dai 99 dollari, ma dal cambio di mentalità che ha portato le persone a non acquistare altrove.
Secondo Morningstar, il membro Prime medio spende oltre il doppio del cliente non Prime. I dati suggeriscono che il goal è stato raggiunto: una volta che qualcuno diventa un abbonato Prime, diventa più fedele ad Amazon. Il motivo è semplice: chi paga un abbonamento vuole che i soldi spesi "ritornino", e se quello che ha comprato è la spedizione gratuita, comprare diventa l'azione più semplice da fare per rientrare dell'investimento.
La storia del modello commerciale dell'abbonamento comincia in Europa nel 1500. Il panorama geopolitico si stava evolvendo e gli editori di mappe, invitando i clienti ad abbonarsi ai futuri volumi, ottenevano il capitale necessario a tracciare le scoperte del mondo sulla carta. Un modello applicato, sempre in Europa, a partire dal 17esimo secolo, ai primi giornali, diventato in seguito l'approccio commerciale standard per la pubblicazione di informazioni.
Secoli dopo, internet propone contenuti facili da ottenere gratuitamente, ma velocemente la qualità dell'offerta si degrada e le persone iniziano a rendersi conto che vale la pena pagare per avere un buon contenuto. Le iscrizioni tornano ad avere nuova vita nel settore dell'informazione già nel 1997, con il Wall Street Journal che ottiene 200mila clienti paganti in 18 mesi, un numero che sorpassa il milione prima del 2011.