Durante i circa quaranta anni intercorsi tra gli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta, tutti gli stati africani hanno raggiunto l’indipendenza ma a questo non ha fatto automaticamente seguito un maggior benessere.
Le amministrazioni coloniali hanno sempre deliberatamente ignorato o frainteso le sottili e complesse strutture di leadership presenti nel continente per imporre i propri uomini ed i propri meccanismi di governo, o per scegliere e mettere al potere in maniera arbitraria governanti locali compiacenti. Questi capi, che mai sarebbero stati scelti come leader dalle proprie comunità, finivano ad agire di fatto come agenti al soldo del potere coloniale, interessati solo ai vantaggi personali che ne potevano ricavare e ancora più crudeli verso i propri concittadini.
Con l’affondamento delle economie occidentali nel secondo dopoguerra, gli stati occidentali hanno progressivamente dovuto abbandonare le colonie ma non hanno mai avuto intenzione di perdere influenza su quei territori che continuavano a garantir loro risorse naturali a basso costo quali petrolio, minerali e materie prime di scambio. Anche durante la guerra fredda, poi, i due blocchi contrapposti hanno continuato a finanziare e manovrare dall’esterno governi composti da amici e complici, con il preciso scopo di mantenere l’accesso ai benefici economici prima garantiti dalla colonia.
A questa mancanza di leadership si affianca un altro gravissimo lascito dell’era coloniale: la perdita di identità culturale. Decenni di colonizzazione hanno insegnato agli africani a considerare la propria cultura inferiore obbligandoli ad abbracciare modelli culturali posticci ed estranei. Un esempio su tutti, quello del cristianesimo imposto assieme alla svalutazione dei credo tradizionali per non parlare dei sistemi legali e politici, tutti di matrice occidentale. Basti pensare che su tradizioni prevalentemente orali quali erano quelle africane, è stata innestata una cultura scritta, rimpiazzando nel giro di poco tutte le conoscenze tradizionali con nuovi precetti, in cui le popolazioni non si potevano riconoscere e che a stento comprendevano.
Tutti questi processi hanno portato alla profonda interiorizzazione di un senso di inferiorità e passività nella popolazione africana oggi ancora difficile da sradicare.