I progressi avvenuti durante il Novecento e nei primi vent’anni del Duemila hanno reso il mondo di oggi molto veloce, economico ed efficiente. Trasporti, agricoltura, cibo, dispositivi tecnologici sono migliorati notevolmente, rispetto al passato, mentre le carestie e le guerre sono diminuite nella maggior parte del mondo sotto l’influenza occidentale. Tutto questo ci ha dato l’illusione di vivere in un momento storico perfetto. Dopo la Seconda guerra mondiale, infatti, il mondo è diventato pian piano quello che conosciamo oggi, sotto l’influenza degli Stati Uniti, che hanno assunto il ruolo di garante della sicurezza mondiale. Ma quell’equilibrio è in disfacimento. Il capitalismo e la globalizzazione lasceranno il posto ad altri sistemi, emergeranno nuove potenze, gli scambi, gli investimenti e i consumi subiranno dei cali. È ciò che sta già accadendo, secondo dinamiche diverse a seconda dei luoghi, ma il risultato sarà una vita radicalmente diversa da quella che conosciamo, più lenta e con meno risorse a disposizione. Ed è naturale che questo processo sarà doloroso e richiederà molto tempo, per adattarci.
Esplorando cosa accadrà in sei diversi settori (trasporto, finanza, energia, materie prime, produzione industriale, agricoltura), Peter Zeihan indaga le prospettive e le relazioni che potrebbero scrivere il nostro futuro. Perché la fine del mondo, per come lo conosciamo, è soltanto l’inizio di qualcos’altro, sul quale invece non abbiamo ancora le idee così chiare.