Wodehouse non era un vero esperto di golf, non era un professionista né un maestro. Però era sicuramente un uomo che al golf riservava una passione non comune. Finisce perfino per chiedersi, nella sua introduzione all’antologia, se non avrebbe potuto migliorare il suo handicap dedicandosi meno alla scrittura e passando più tempo sui links, come si chiamano i campi da golf in inglese.
In questi racconti racchiude non solo la sua visione del golf ma anche dell’etichetta sportiva e delle relazioni, soprattutto quelle sociali e amorose. Caratterista fine ed ironico, tratteggia dei personaggi diversissimi tra loro e non risparmia un certo umorismo pungente e sicuramente poco alla moda nei confronti dei numerosi personaggi femminili. Le donne, nell’universo sociale disegnato da Wodehouse, sono esseri viziati e capricciosi, prevedibili e dai nervi piuttosto deboli, legate allo stereotipo novecentesco e borghese della cacciatrice di mariti. Sono quindi quasi sempre gli uomini i protagonisti sul campo da golf, alle prese con donne che rappresentano immancabilmente l’imprevisto, l’elemento di disturbo, il divertente diversivo nella vicenda. L’autore crea attorno a questa rigida divisione dei ruoli maschili e femminili dinamiche galanti molto lontane dall’attuale visione della parità di genere ma sicuramente esilaranti, distribuendo poi equamente fra tutti i suoi protagonisti pregi e difetti dell’umanità.
Ecco che tra una buca e l’altra, attorno al camino della clubhouse o all’ombra degli alberi che sovrastano un green, si snodano le mille vite e vicende dei giocatori. L’approccio al golf diventa specchio dell’atteggiamento nella vita e rivela il carattere di ognuno, le sue doti e i suoi difetti più insospettabili. Quelle a seguire sono alcuni dei racconti più emblematici del Golf Omnibus e, sebbene ve ne siano molti altri tutti da scoprire, aprono il sipario su un mondo divertentissimo e su un modo di raccontare la vita del golfista dissacrante e originale.