L’ambientalismo intersezionale, tema del libro di Leah Thomas, è un approccio che si occupa di analizzare e intraprendere soluzioni concrete che colleghino problematiche culturali e ambientali. Secondo questo filone la giustizia sociale e la sostenibilità sono intrinsecamente connesse. Essendo gli esseri umani parte degli ecosistemi, non è fuori luogo tracciare un parallelismo tra le forme di violenza e ineguaglianza che mettiamo in atto verso le persone e verso il pianeta. Il libro si concentra sui movimenti statunitensi, che hanno rappresentato d’altronde un ruolo di rilievo nel panorama globale. L’analisi può essere però allargata a tantissime nicchie, che provengono in particolare dai paesi che hanno vissuto processi di decolonizzazione.
Leah Thomas è un’attivista afroamericana, la cui storia personale le ha permesso di toccare da vicino tante delle ingiustizie di cui parla nel corso delle pagine del suo libro. Le sue conclusioni sono le stesse di tantissime persone che come lei hanno lottato per forme di ambientalismo radicali, che possano fare davvero la differenza. Non è possibile salvare il pianeta senza coinvolgere i suoi abitanti e migliorare le condizioni degli ultimi. Molti dei discorsi mainstream invece continuano a portare avanti gli stessi valori e ideali che hanno causato i problemi in primo luogo. Un mondo guidato dall’avidità, da tendenze imperialiste e da punti di vista razzisti non sarà mai sostenibile. Le comunità emarginate invece hanno tanto da insegnare, perché spesso basano la loro forza sulla capacità di fare rete e di autosostenersi, vivendo senza sprechi e trasformando traumi collettivi in unicità culturali.
Tracciando una storia recente delle battaglie ambientaliste, femministe e antirazziste, l’autrice ci ricorda come ancora oggi gran parte del mondo accademico fatichi a connettere giustizia sociale e ambientale. In gran parte dei casi, inoltre, avviene una vera e propria censura di quelle che sono le esperienze di paesi poveri o di persone di colore nei paesi ricchi. Le lotte ambientaliste hanno bisogno perciò di approcci intersezionali, che offrano una prospettiva olistica e più inclusiva, perché la crisi climatica è una sfida globale, che riguarda tutti noi e la messa in discussione del nostro stile di vita come specie sul pianeta.