Intorno agli anni sessanta e settanta del Novecento succede una cosa molto interessante nel mondo della biologia; emergono scienziati che approfondiscono e affinano le idee darwiniane, portando un contributo fondamentale alla conoscenza degli esseri umani e del loro comportamento. Grazie a scienziati come William Hamilton e Robert Trivers, per citarne solo un paio, la biologia evolutiva è diventata sempre più interdisciplinare; si sono integrate, cioè, conoscenze legate alla genetica, alla paleontologia, all'etologia e ad altre discipline.
Questi nuovi esperti si mettono contro a una dottrina che ha dominato fino a quel momento: questa visione sostiene, in sostanza, che la mente umana è separata dalle sue radici evolutive. La maggior parte degli esperti, infatti, sostiene che i nostri geni e la nostra evoluzione biologica non influenzano in modo rilevante il nostro modo di agire. La biologia, soprattutto quella evolutiva, viene dunque messa in secondo piano, viene minimizzata. Tutto quello che conta, secondo questa vecchia visione, è la cultura che assorbiamo dall’esterno: è questo che influenza in maggior misura il nostro comportamento, le nostre tendenze. In realtà esperti come George Williams e John Maynard Smith, per fare altri due nomi di scienziati che hanno ribaltato questo assioma, hanno dimostrato che la nostra evoluzione conta eccome. Conta proprio nella nostra quotidianità, nelle scelte che facciamo ogni giorno. Gli scienziati protagonisti di questo nuovo approccio vedono infatti una logica evolutiva dietro a tutti gli aspetti, o quasi, della vita di una persona: l’amicizia, l’amore, il sesso, la famiglia, ma anche la politica, lo status sociale, l’ambizione, il senso di solidarietà. La nostra evoluzione può spiegare molte delle tendenze che mostriamo da quando ci alziamo al mattino a quando andiamo a letto la sera. E sì, è vero che anche la cultura conta. Ma la biologia, a differenza di quanto si è pensato fino a poco tempo fa, ha un ruolo davvero molto importante. Così importante che è impossibile davvero ignorarlo.