Jim Crow era il nome usato nelle antiche vignette e illustrazioni per indicare le persone di colore. Era un modo per ridicolizzarli sottolineandone difetti e caratteristiche.
In seguito questo termine venne usato per indicare le leggi schiaviste (Jim Crow Law) applicate negli stati del Sud. Queste leggi avevano la funzione di segregare i neri privandoli di molte libertà.
Del resto la parola “schiavi” è sempre stata associata alle persone di colore. Loro erano gli schiavi e l’uomo bianco lo schiavista. I bianchi erano riusciti a relegare persino gli indiani nativi in aree sempre più ristrette prendendo possesso di una terra che non gli apparteneva di diritto. Per farlo, e mantenere pulita la coscienza, avevano costruito una narrazione perfetta che esaltava la superiorità dei bianchi rispetto agli altri, neri compresi, considerati selvaggi.
Considerare infatti le minoranze “selvagge” faceva sì che i bianchi non si sentissero in colpa per i soprusi perpetrati contro di loro.
Nel tempo vennero emanate molte leggi a favore dei neri: il tredicesimo Emendamento stabiliva l’abolizione della schiavitù, il Civil Rights Act del 1866 garantiva loro la cittadinanza americana, il quattordicesimo Emendamento impediva che qualsiasi stato potesse negare loro la cittadinanza, mentre il quindicesimo Emendamento prometteva loro il diritto di voto o meglio, non glielo avrebbe negato per motivi legati al solo colore della pelle. Il nuovo Civil Rights Act del 1964 sanciva la fine delle discriminazioni sull’assegnazione delle case, sul lavoro, sul voto, sulla scuola aprendo a una speranza di grandi cambiamenti. I bambini di colore ad esempio potevano finalmente entrare nei negozi, mangiare ai ristoranti o bere dalle fontanelle pubbliche per la strada.
Nonostante le lotte per la libertà, sembra che i neri siano ancora, a distanza di decenni, ancora relegati in un limbo. Fanno fatica a tenere il passo dei bianchi semplicemente perché il percorso che si trovano davanti è pieno di pericoli e ostacoli. Seppure sulla carta le leggi siano state fatte senza tener conto del colore della pelle, nella realtà il sistema di giustizia americano pende sempre a favore dei bianchi. Sembra un nuovo Jim Crow.
C’è anche da dire che le pene in America sono durissime, talvolta sproporzionate rispetto al crimine commesso, come se il sistema americano sia privo di visione e compassione.
Ecco perché in sostanza non c’è più alcuna differenza con il vecchio sistema. I neri erano emarginati prima a causa della razza, e sono emarginati oggi perché colpevoli di crimini talvolta mai commessi. Nel nuovo Jim Crow mancano giuste tutele per i neri a causa di una velata e mai sparita discriminazione razziale per cui i neri sono suscettibili a controlli, verifiche e multe.
Alcune analisi hanno dimostrato che la maggior parte dei neri finisce, nel corso della propria vita, invischiato nel sistema giudiziario americano. Le pene sono talmente severe da non lasciare spazio al recupero e quel che è peggio è che una volta scontata la pena tutte le persone condannate sono escluse dalla vita sociale.
Secondo la Alexander dunque l’era Jim Crow è più florida di prima. La sola differenza con il passato è che prima la schiavitù era una condizione riconosciuta, oggi è invece mascherata. La differenza è sottile ma sostanziale e mira a creare una categoria di persone di serie B, una vera e propria sotto-casta.