Mercurio è il più vicino al Sole dei pianeti del sistema Solare e orbita intorno alla nostra stella ad una velocità di 48 km al secondo. Se vi sembra poco, pensate che la Terra si muove a 30 km al secondo. La sua orbita intorno al sole dura 88 giorni ed è così marcatamente ellittica da variare da una distanza di appena 46 milioni di km a ben 70. Il pianeta, inoltre, ogni due orbite attorno al Sole ruota sul suo asse 3 volte. Questo fa sì che un giorno su Mercurio duri il doppio di un anno! La sua è in assoluto la più irregolare orbita del sistema solare. Le stranezze di Mercurio non finiscono qui: le temperature di superficie vanno dai pazzeschi 430 ai meno 170.
La prima sonda spaziale a mandarci immagini di Mercurio, passando ad appena 200 miglia dalla sua superficie, è stata il Mariner 10 a metà degli anni Settanta. Questa navicella, che per i successivi trent’anni e fino al 2011 sarebbe rimasta la sola nostra fonte di conoscenza di questo piccolo pianeta, ci ha anche dato informazioni su quel che resta dell’atmosfera di Mercurio, principalmente composta di elio. Il suo nucleo centrale è fatto di ferro ed occupa il 75% di tutta la massa. Il più piccolo tra i pianeti è anche quello che reca la maggiore quantità di segni di impatti stellari nelle sue migliaia e migliaia di crateri. In alcuni di quelli profondissimi situati ai poli, ospita ancora dell’acqua sotto forma di ghiaccio, al riparo dal sole in un buio perenne.
La cosa più singolare che abbiamo capito studiando Mercurio è che le orbite non sono stabili ed eterne come si è sempre pensato. Sono, invece, soggette a variazioni nel tempo, anche significative, e quella di Mercurio è stata completamente stravolta nel tempo. Si pensa che il pianeta si sia formato molto più lontano dal Sole di quanto non sia oggi, forse perfino dietro alla Terra o Venere. Tuttavia, è attualmente impossibile capire dove si trovava inizialmente poiché i modelli matematici sono imprecisi e lo diventano ancora più dovendo andare tanto indietro nel tempo. Più del modello matematico ci aiutano, allora, le evidenze pratiche che, nel caso di Mercurio, ci mostrano oggi solo una sorta di nocciolo privato del suo guscio. La sua crosta è stata spazzata via dallo spostamento verso il Sole, dallo scontro con il campo gravitazionale di Giove e da una storia traumatica.