Uno dei modi più diffusi per definire la sessualità delle persone è quello di posizionarle in un determinato punto di una immaginaria scala che va dall’essere completamente eterosessuale all’essere del tutto omosessuale. Questo metodo di classificazione è chiamato “scala Kinsey” e guarda agli orientamenti sessuali, ovvero il genere verso il quale si sente attrazione. La sessualità, però, non è solamente determinata dall’attrazione. Si può perfino provare eccitazione ma non sentire il desiderio di farla sfociare in un rapporto fisico con un'altra persona (ed è proprio quello che riferiscono le persone asessuali). La sessualità, invece, è definita dall’insieme di stimoli che causano eccitazione o repulsione e dall’intensità di tali sensazioni.
Applicato alla sessualità, quindi, il metodo della scala Kinsey è a dir poco limitante e non dice nulla a proposito dei meccanismi di eccitazione che, fra l’altro, non sono identici nemmeno tra soggetti posizionati in un medesimo punto di questa scala.
Per studiare la sessualità in modo quanto più oggettivo e sobrio possibile è necessario separare i concetti di stimolo sessuale e identità sessuale. Soprattutto non si possono studiare gli stimoli sessuali e i meccanismi alla base dell’eccitazione a partire dall’identità sessuale o di genere che ciascun individuo sviluppa. L’identità sessuale, infatti, è il risultato di moltissimi fattori, sia esterni che personali. Quella di genere, invece, ha a che fare forse di più con una questione identitaria e con ciò che ognuno vuole essere.
Questo libro, invece, parla di che cosa fa scattare determinate reazioni di eccitazione nelle persone. Tali reazioni sono parte della sessualità ma non la esauriscono. Sono del tutto involontarie e anche profondamente dipendenti dalla biologia e dalla neurologia dell’essere umano. Come tali sono quasi immodificabili dall’ambiente esterno o culturale e di sicuro sono ancora molto simili a come dovevano essere decine di migliaia di anni fa.