Ognuno di noi ha una propria definizione per cosa significa essere “sotto pressione”. Per alcuni si tratta di dover dare una presentazione al lavoro, per altri si tratta della quotidianità nel mandare avanti un’attività. Ma per quanto possano variare le nostre definizioni, siamo sempre in grado di riconoscere i suoi effetti su di noi stessi e sugli altri: ansia, sudore, una sensazione di “blocco” nelle spalle e nel collo, nausea, l’effetto “farfalle nello stomaco”, e tanti altri.
La pressione ci raggiunge tutti, prima o poi. E quando succede, che sia per questioni lavorative oppure personali, la nostra capacità di ragionare e prendere decisioni viene fortemente inibita. Ed è proprio questo il punto fondamentale su cui ci dobbiamo concentrare: il vero problema non è la pressione in sé, quanto l’impatto che essa ha su di noi.
Lo sport è un ambiente in cui performare sotto pressione è fondamentale, ed ogni atleta deve imparare a fare i conti con stress, ansia, e via dicendo. Gli eventi sportivi hanno un chiaro esito: vinci o perdi. Avvengono spesso in pubblico, sotto l’attento scrutinio di centinaia o migliaia di persone. Nello sport possiamo vedere in maniera chiara quali sono gli effetti della pressione, e possiamo quindi usarlo come piattaforma per studiarla.
Il “pressure principle” (principio della pressione) è una filosofia multi-sfaccettata che possiamo applicare per gestire meglio la pressione. I concetti sono semplici da capire e da applicare, ma i risultati non sono immediati. Questo metodo richiede un impegno costante e duraturo, ma i risultati a lungo termine sono garantiti. La filosofia si compone di otto filoni, tutti interconnessi.